Roma, 21 dic. (askanews) – In tema festivo l’Osservatorio australe europeo (Eso) diffonde l’immagine da 1,5 miliardi di pixel della nebulosa “Running Chicken” – tradotto “Gallina in corsa” anche se in Italia è nota come Nebulosa di Lambda Centauri – catturata dal VST (VLT Survey Telescope), telescopio dell’Inaf ospitato presso il sito dell’ESO al Paranal in Cile.
Questo ampio vivaio stellare si trova nella costellazione del Centauro, a circa 6.500 anni luce dalla Terra. Stelle giovani all’interno della nebulosa emettono intense radiazioni che fanno brillare l’idrogeno gassoso circostante con sfumature rosa. La Nebulosa “Running Chicken” in realtà è composta da diverse regioni, tutte visibili nell’immagine che si estende su un’area di cielo pari a circa 25 Lune piene.
La regione più luminosa all’interno della nebulosa è chiamata IC 2948, che alcuni vedono come la testa del pollo, mentre altri la interpretano come la coda. I sottili contorni pastello sono eterei pennacchi di gas e polvere. Verso il centro dell’immagine, contrassegnato da una struttura luminosa, verticale, quasi a forma di pilastro, c’è IC 2944. Lo scintillio più luminoso in questa particolare regione indica Lambda Centauri, una stella visibile a occhio nudo, molto più vicina a noi della nebulosa.
Ci sono invece molte giovani stelle all’interno di IC 2948 e IC 2944 ma, sebbene siano luminose, sicuramente – osserva l’Eso – non sono felici: emettendo grandi quantità di radiazioni, distruggono il proprio ambiente rendendolo proprio a forma, … di pollo. Alcune regioni della nebulosa, conosciute come globuli di Bok, possono resistere al feroce bombardamento della radiazione ultravioletta che pervade tutta la regione. Ingrandendo l’immagine, le si possono vedere: piccole, scure e dense sacche di polvere e gas sparse sulla nebulosa. Oltre alle nebulose, si vedono innumerevoli stelle arancioni, bianche e blu, come fuochi d’artificio nel cielo.
L’immagine è un grande mosaico composto da centinaia di fotogrammi separati, accuratamente ricuciti insieme. Le singole immagini sono state scattate attraverso filtri che lasciano passare luce di colori diversi e che sono poi state combinate nel risultato finale. Le osservazioni sono state condotte con la fotocamera a grande campo OmegaCAM installata sul VST, un telescopio di proprietà dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) in Italia e ospitato dall’ESO nel suo sito del Paranal nel deserto di Atacama in Cile, luogo ideale da cui mappare il cielo australe in luce visibile. I dati necessari per realizzare questo mosaico sono stati ottenuti nell’ambito della survey Vphas+, un progetto volto a comprendere meglio il ciclo di vita delle stelle.
(Crediti: ESO/VPHAS+ team)