Milano, 21 dic. (askanews) – Un nuovo prodotto che agisce sul metabolismo del colesterolo può rivelarsi uno strumento utile per attuare, in combinazione con la dieta e l’attività fisica, un intervento di prevenzione primaria in persone che presentano un aumento lieve o moderato dei livelli di colesterolo.
È quanto ha dimostrato lo studio PaLiMERiCa, presentato al recente congresso della Società Italiana di Cardiologia, un trial clinico monocentrico randomizzato, condotto presso il policlinico San Matteo di Pavia, in cui è stato impiegato un nuovo prodotto a base di berberina, fitosteroli, polifenoli, trigonella, cioè fieno greco, ed estratto di carciofo.
Dallo studio emerge un significativo controllo da parte del prodotto non solo sui livelli di colesterolo totale e LDL, ma anche nel migliorare i trigliceridi e il profilo glucidico.
Primo autore dello studio PaLiMERiCa il professor Giuseppe Derosa, dell’Università di Pavia – Fondazione IRCSS Policlinico San Matteo, Responsabile dell’area Diabete della Società Italiana di Nutraceutica: “Lo studio, della durata di tre mesi, è stato condotto in 36 soggetti che presentavano un colesterolo LDL compreso fra 115 e 190 mg/dl e un’iperglicemia a digiuno con valori compresi fra 100 e 125 mg/dl. Dopo una fase di reclutamento di due settimane in cui i partecipanti seguivano solo raccomandazioni dietetiche e di attività fisica, è stato fatto un primo prelievo basale, seguito da un nuovo prelievo dopo uno, due e tre mesi per verificare il profilo lipidico, la glicemia e l’insulinemia”.
I 36 soggetti sono stati suddivisi in maniera randomizzata in due gruppi uguali in cui era prevista l’assunzione rispettivamente di una capsula o di due capsule al giorno del nuovo prodotto. “In breve, dopo tre mesi abbiamo osservato un’azione di riduzione sul colesterolo totale, sul colesterolo LDL e sui trigliceridi. Inoltre, questo prodotto, che sfrutta più meccanismi d’azione, ha mostrato un effetto anche sul profilo glucidico – afferma Derosa -. Per quanto riguarda il colesterolo LDL la riduzione è stata di 22,1 mg per decilitro, pari a una diminuzione percentuale del 14% nei soggetti che assumevano una capsula al giorno e di 40 mg/dl, corrispondente a una diminuzione del 25%, nel gruppo che assumeva due capsule”.
Nei soggetti coinvolti nello studio si è osservato anche un significativo controllo di trigliceridi, glicemia e insulinemia.
“La maggior parte dei partecipanti allo studio sono tornati a valori di glicemia nella norma – conferma il ricercatore -. Anche per quanto riguarda la tollerabilità tutti i parametri di sicurezza monitorati non si sono assolutamente modificati nei soggetti che hanno anche mostrato un’ottima compliance”.
Questi risultati indicano la possibilità di rendere più efficace un intervento di prevenzione primaria anche grazie alla disponibilità di soluzioni, in grado di migliorare il profilo metabolico di soggetti con livelli appena oltre i limiti di normalità dei lipidi, a partire dal colesterolo LDL, e della glicemia. Si tratta di persone sane, in cui non è indicato il ricorso a un farmaco, ma in cui è comunque utile perseguire prima possibile una normalizzazione dei valori fuori target in quanto è noto che un’esposizione prolungata a livelli elevati di colesterolo ha un impatto negativo in termini di rischio di eventi cardiovascolari, come ictus e infarti. È noto, per esempio, che una riduzione di 40 mg/dl dei livelli di colesterolo LDL si traduce in una riduzione del 20 per cento del rischio cardiovascolare.
Un maggior ricorso alla prevenzione primaria in questa popolazione potrebbe avere un impatto rilevante in termini numerici. “Gli eventi cardiovascolari in Italia sono intorno ai 230-240.000 all’anno, 140.000 dei quali sono infarti del miocardio – ricorda il professor Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Università “Federico II” di Napoli e Presidente della Società Italiana di Cardiologia -. Si tratta di eventi coronarici dovuti in gran parte al mancato controllo dei fattori di rischio cardiovascolare che in realtà sono in gran parte modificabili. Questo significa che politiche di prevenzione, in gran parte primaria, potrebbero contribuire a ridurre un grandissimo numero di eventi”.
Come favorire un più largo ricorso alla prevenzione primaria? “Ciascuno dovrebbe verificare il proprio livello di rischio, cosa che si può fare anche tramite delle app, come per esempio quella della Società Italiana di Cardiologia – spiega il Presidente SIC -. Una volta effettuata una stima del livello di rischio è opportuno consultare il proprio medico e verificare di quanto ci si discosta dal livello ideale del colesterolo e a quali strumenti ricorrere per portarsi in una “zona” di maggiore prevenzione. Si tratta di interventi sullo stile di vita a cui si può pensare di aggiungere un nutraceutico che trova indicazione nelle persone a rischio basso, ma anche in quella a rischio moderato”.
Il lavoro di ricerca permette di ampliare sempre di più le opzioni disponibili per la popolazione, al fine di applicare una prevenzione primaria che allontani il rischio di sviluppare cronicità come l’ipercolesterolemia.
“Dompé – afferma Davide Polimeni, Chief Business Unit Officer, Primary & Specialty Care, Dompé – ha nel suo DNA l’approccio scientifico e ha deciso di declinarlo anche sui prodotti che agiscono nell’ambito della prevenzione” perché desideriamo offrire soluzioni valide e supportate da dati scientifici anche nell’ambito della prevenzione primaria, un’area nella quale affianchiamo quotidianamente la comunità scientifica, i farmacisti e la popolazione. Una ricerca che ha anche il valore dell’italianità che ci rende orgogliosi. Siamo lieti di potere avere un ruolo con un nuovo prodotto che sia affidabile e con risultati così incoraggianti come quelli che abbiamo avuto modo di vedere.”