Roma, 20 dic. (askanews) – Il Comune di Albano Laziale, con una mozione approvata all’unanimità, ha chiesto alla Regione Lazio di verificare l’inquinamento nell’area della ex discarica di Roncigliano, utilizzata anche dal Comune di Roma per il conferimento dei rifiuti della Capitale. L’area confina con il terreno acquistato da Ama per l’edificazione del nuovo inceneritore a servizio di Roma. Ma se l’area risultasse inquinata il progetto dovrebbe fermarsi fino alla bonifica finale.
Ne dà notizia la Rete tutela Roma Sud che contrasta con dal suo annuncio il progetto della amministrazione Gualtieri. Le rilevazioni effettuate nell’area della discarica di Roncigliano, spiegano le associazioni dai loro social “evidenziano ormai da 15 anni un grave inquinamento, soprattutto della falda idrica, che costringe gli abitanti ad essere riforniti tramite autobotte. Ormai da anni assistiamo ad uno scarica barile di responsabilità. La legge regionale n. 13 del 2019 per affrontare il problema delle aree inquinate, ha introdotto una serie di strumenti tesi a superare i limiti del testo unico per l’ambiente”.
La legge regionale, continua la Rete “tabilisce un termine entro cui realizzare un piano di risanamento (5 anni rinnovabili solo una volta); dispone il divieto di costruire nuovi impianti inquinanti, per non aumentare i veleni nell’area a rischio ambientale. L’individuazione della suddetta area ad elevato rischio di crisi ambientale avviene con delibera della giunta regionale,su istanza degli enti locali interessati”. Il Consiglio Comunale di Albano ha approvato all’unanimità un ordine del giorno per richiedere alla Regione Lazio l’avvio del risanamento dell’area. Richiesta supportata dalle associazioni della Rete con oltre 600 firme.
La Regione Lazio ora è tenuta ad effettuare tramite Arpa ed Eras tutti i rilievi per verificare il rischio ambientale dell’area.”Se il terreno sarà incluso nell’area a rischio ambientale – spiegano dalla Rete – conferma la scelta sbagliata del Commissario straordinario Gualtieri, che ha addirittura modificato la mappa delle aree idonee per questo tipo di impianti e la costruzione sarà bloccata, così come la riapertura della discarica o la riattivazione del TMB. Se il terreno non fosse inquinato e lo diventerà a seguito della costruzione dell’inceneritore, non ci saranno dubbi sulla causa e sarà possibile chiedere un risarcimento fino a farlo chiudere”. “Banche e imprenditori dovranno essere gli unici responsabili, non deve esserci nessuna clausola che trasferisce il rischio ambientale sui cittadini!”, concludono dalla Rete.