Roma, 5 dic. (askanews) – “Se tutti lo facessero”. Questo è il tema scelto dalle Nazioni Unite per la XXXVIII Giornata Internazionale del Volontariato che oggi celebriamo. “L’immagine che suggerisce il segretario generale António Guterres è davvero potente: pensate che giardino sarebbe il mondo se tutti, ma proprio tutti, cedessero gratuitamente anche una minima parte del proprio tempo a favore di un progetto collettivo, a favore del benessere della collettività”. Il presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani, ANLA, Edoardo Patriarca, sottolinea il grande valore dell’odierna Giornata Internazionale del Volontariato e rilancia: “Se tutti fossero volontari, anche non a tempo pieno, avremmo mutato il paradigma della nostra società passando dall’esaltazione dell'”io”, assolutismo dell’egoismo imperante, al valore del “noi”. Perché è questo che fanno i nostri volontari, cosa forse addirittura più preziosa del gran bene che concretamente realizzano: imparano e insegnano a mutare animo, a cambiare prospettiva. In una situazione attuale dove l’emergenza educativa, soprattutto nel nostro Paese, è alta per il venir meno come credibilità di alcuni corpi intermedi e per i continui attacchi anche ideologici al ruolo unificante della famiglia, il volontariato è forse ancora l’unica “scuola di vita” in grado di attrarre giovani e meno giovani, in grado di insegnare il rispetto e la centralità dell’altro. Fare volontariato significa includere, significa concretamente applicare il concetto di uguaglianza, significa educare al rispetto dell’altrui volontà, significa conoscere, apprezzare e rispettare le differenze, a cominciare da quella di genere, perché la pluralità è un valore, è l’altro che cammina accanto a me per le vie del mondo. Il volontariato include, dicevo, e lo testimonia il numero sempre maggiore di persone anziane che, ancora in forze, donano la propria voglia di vivere e di aiutare gli altri alla collettività, perché donare e donarsi evita l’inaridirsi della vita. Le rilevazioni statistiche più recenti sono ancora legate al periodo pandemico e ci parlano di un associazionismo in crisi, di numero di volontari in calo. Forse dobbiamo attendere analisi relative a periodi più recenti, la sensazione che, come Associazione di lavoratori anziani, abbiamo è che ci sia voglia di ripresa, di sociale e di socializzare, di darsi da fare, di costruire e questo nonostante, o forse proprio per questo, la guerra in più paesi a noi vicini e la barbarie che entra nelle nostre case attraverso le immagini dei media. Se il futuro fa paura, abbiamo capito che tutti insieme fa un po’ meno paura. Soprattutto sta emergendo la consapevolezza che sì, è vero, ognuno di noi può contribuire a cambiare o almeno a rallentare il declino del nostro pianeta mutando le proprie abitudini, portando a compimento la realizzazione di quel personalissimo mattone che ognuno di noi può portare alla costruzione dell’edificio del bene comune”.
Il presidente Patriarca conclude con una constatazione che è allo stesso tempo un augurio: “Sono tanti gli anziani che iniziano a pensare che non c’è il declino della vita ma un differente modo di impiegare energie sempre più scarse e sapienza sempre più rilevante: non è più tempo di sprecare tempo, è il momento, da volontari, di rendere più forte la catena della trasmissione di vita, saggezza, professionalità, competenze, educazione, dalle generazioni più anziane a quelle più giovani. È il tempo, oggi, del volontario”.