Roma, 5 dic. (askanews) – L’Italia si colloca più avanti della media UE nell’esecuzione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): dei 191,5 miliardi di euro previsti, a novembre 2023 ha ricevuto circa 85,5 miliardi di euro, ovvero il 44,6% delle risorse messe a disposizione. Le misure completate sono meno di un terzo del totale, pari al 28%. Per le milestone relative alla transizione verde la percentuale scende al 26%. Ma in entrambi i casi si tratta di valori superiori alla media di attuazione UE, pari rispettivamente a 13 e 12%. Permangono però le difficoltà nello spendere i fondi riscontrate dalle Amministrazioni italiane. L’agrifotovoltaico sta emergendo come soluzione tecnologica per ridurre la difficoltà di reperire spazio idoneo all’installazione di impianti rinnovabili e i biocarburanti possono rappresentare la nuova frontiera per il settore dei trasporti. Sul fronte della gestione dei rifiuti, sebbene la Penisola registri uno dei maggiori tassi di circolarità d’Europa (18,4%), resta da colmare il divario tra Nord e Sud del Paese. Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto dal titolo “Verso un’Italia sempre più sostenibile. Dal PNRR al PNIEC” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), il think tank presieduto dall’economista Stefano da Empoli. Lo studio, curato dal direttore Area Sostenibilità Antonio Sileo, è stato presentato oggi nel corso di un convegno pubblico nell’ambito dell’Osservatorio SostenibilItalia, l’iniziativa di monitoraggio sull’attuazione del PNRR promossa da I-Com in partnership con A2A, Acea, Cobat, Rwe e Unem, al quale hanno preso parte numerosi relatori tra accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo delle imprese. A novembre 2023 l’Italia aveva ricevuto circa 85,5 miliardi di euro, ovvero il 44,6% dei 191 miliardi di euro di risorse messe a disposizione dall’Europa. A queste risorse corrispondeva una percentuale di completamento di milestone e target pari al 28%. La “transizione verde” è un asse portante del Piano di ripresa e resilienza. A seguito della proposta di modifica del PNRR – che aggiungeva un capitolo dedicato all’implementazione di misure del REPowerEU – e successiva approvazione, il nostro Paese ha richiesto 2,76 miliardi di euro di risorse aggiuntive a fondo perduto. Con la rimodulazione, il contributo per la transizione verde aumenta di 2 punti percentuali, raggiungendo il 39,5%. Tuttavia, la capacità di impiego delle risorse risulta ancora modesta: i milestone e target completati sono il 26% del totale, leggermente inferiori rispetto alla media di tutti i pilastri tematici. Le fonti rinnovabili stanno assumendo una veste sempre più importante nell’attuale contesto geopolitico internazionale. Il settore energetico è il comparto più inquinante con il 77% del totale delle emissioni e, secondo le proiezioni di IRENA, sarà cruciale portare da 28% a 91% l’incidenza della produzione di elettricità da fonti pulite. Anche la proposta di aggiornamento Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) rimarca la via dell’elettrificazione dei consumi energetici finali per la decarbonizzazione del settore energetico, da sostenere con l’incremento di generazione elettrica da FER. Questo significa ampliare la funzione delle rinnovabili nel settore della generazione elettrica, la cui quota percentuale deve aumentare dal 40% del 2021 al 72% nel 2030 e all’ 80% nel 2040. Nel 2021 in Italia il contributo delle fonti rinnovabili alla produzione lorda di energia elettrica è stato pari al 40,2%, un valore percentuale leggermente inferiore dell’1,5% rispetto al dato del 2020. Tuttavia, la quota di fonti rinnovabili è aumentata rispetto al 2007 passando da 47 a 116 TWh. Sempre nello stesso periodo, l’utilizzo del gas naturale ha costituito il 48,6% della produzione elettrica nazionale. “L’incremento dell’uso delle fonti rinnovabili nella generazione elettrica per quanto importante e impellente non riesce ad essere particolarmente rapido”, ha sottolineato il direttore Area Sostenibilità e curatore del rapporto Antonio Sileo. “Lentezze autorizzative, opposizioni locali e talvolta anche progetti inadeguati che ingolfano il sistema non permettono di fare miracoli”. In questo contesto, l’agrifotovoltaico sta emergendo come soluzione tecnologica per far fronte alla difficoltà di reperire spazio idoneo alla installazione di impianti rinnovabili. A fine 2021 gli impianti attribuibili al settore agricolo si trovano principalmente nelle regioni settentrionali, con l’Emilia-Romagna (5.213 unità) al primo posto seguita da Veneto (4.894), Piemonte (4.313) e Lombardia (4.289). Chiudono invece la classifica la Valle d’Aosta (185), il Molise (266) e la Liguria (351). Nel complesso l’Italia ha sperimentato nel 2021 un tasso di crescita del numero di impianti pari a +5,9% rispetto al 2020, mentre, per quanto riguarda la potenza installata, il dato è stato pari a +3,0% che porta la totalità di potenza massima a 2,57 GW rispetto ai 2,49GW del 2020. La nuova frontiera per il settore dei trasporti – tra i settori più lenti nel ridurre le emissioni climalteranti – è rappresentata dai combustibili a zero e a basse emissioni, tra cui i biocarburanti, che presentano l’enorme vantaggio di poter essere utilizzati non solo dai mezzi nuovi, ma dalla generalità dei veicoli terrestri già in circolazione. Attualmente, l’Italia è seconda solo alla Germania per numero di auto circolanti ed è il terzo mercato europeo per numero di automobili nuove acquistate. Il successo delle politiche di decarbonizzazione dovrà dunque necessariamente passare dal nostro Paese, dove peraltro le auto alimentate soltanto da energia elettrica hanno una quota di mercato molto modesta – poco più del 4% nelle immatricolazioni da gennaio a novembre 2023. La decarbonizzazione dei veicoli già in circolazione, mediante impiego di biocarburanti, meriterebbe maggior favore normativo riguardo agli obiettivi in capo ai produttori automobilistici o almeno pari a quello già previsto per gli e-fuel. Altro asse portante del Piano è l’economia circolare, per il cui potenziamento il PNRR ha destinato 2,1 miliardi di euro per migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti. Sebbene nel confronto internazionale l’Italia si trovi in posizione privilegiata rispetto ai Paesi UE con uno dei maggiori tassi di circolarità d’Europa (18,4%), resta però da colmare il divario regionale. In linea generale, il Sud Italia e le aree appenniniche registrano tassi di smaltimento in discarica maggiori rispetto al Nord – fatta eccezione per la Campania, con il tasso di smaltimento in discarica più basso della Penisola pari all’1%. Relativamente alla gestione del rifiuto indifferenziato, sono nove le regioni italiane in deficit, fra tutte Campania (-500.586 t), Lazio (-498.175 t) e Liguria (-79.768 t), con un divario quantificabile in quasi 15 punti percentuali tra Nord e Sud, e di oltre 10 punti tra Centro e Sud.