Roma, 5 dic. (askanews) – Medici, dirigenti sanitari, infermieri, ostetriche da tutta Italia sono scesi in piazza a Roma in occasione dello sciopero nazionale di 24 ore a cui, secondo gli organizzatori, c’è stata un’adesione molto alta, con percentuali fino all’85%.
In una piazza Santi Apostoli gremita e in collegamento con altre piazze, da Nord a Sud, al sit-in fulcro delle proteste erano presenti i principali sindacati di categoria Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up: una manifestazione senza bandiera, con le sigle unite per la prima volta sul palco a difesa del Sistema Sanitario Nazionale, contro la manovra, le condizioni di lavoro definite “disumane” e gli straordinari per la carenza di personale, i tagli alle pensioni, e per la depenalizzazione dell’atto medico. “Sono in piazza per manifestare la necessità di salvare il Servizio Sanitario pubblico; quanto vale una vita? Una vita vale per il Servizio Sanitario pubblico più di ogni cosa, per il Servizio Sanitario privato vale quanto un privato può spendere, noi manifestiamo per tutti, medici e cittadini, per la necessità di mantenere vivo il Sistema Sanitario pubblico”.
“Gli stipendi di un infermiere che entra a lavorare oggi dopo un corso universitario sono intorno ai 1.500 euro con tutte le responsabilità e i rischi che ci sono, siamo ben sotto la media europea, ecco perché molti vanno all’estero”. Al grido di “Rispetto”, e “La sanità pubblica non si svende, si difende”, e con cartelli come “Senza di noi ti resta solo Google” i medici hanno chiesto un segnale di coraggio al governo, di essere convocati e ascoltati. Si sono detti consapevoli dei disagi dello sciopero, ma hanno promesso di andare avanti con le proteste, uniti, anche “nell’interesse dei cittadini” che non potendo permettersi cure private finiscono per non curarsi.