Roma, 5 dic. (askanews) – Un discorso vissuto, intenso, chissà quante volte rivisto, corretto, riscritto trovando le parole giuste, le sfumature per dare il senso profondo dell’amore di un padre per l’ultimo saluto alla figlia, sparita, poi trovata morta, uccisa, dall’ex: “Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato”, ha detto papà Gino Cecchettin, al termine del funerale nella Basilica di Padova, dove migliaia di persone hanno partecipato alle esequie della ragazza uccisa da Filippo Turetta.
Quattro pagine per sintetizzare il dolore per quella “tempesta terribile” che si è abbattuta sulla famiglia, già provata per la recente scomparsa della madre Monica: “Una pioggia di dolore sembra non finire mai”, ha scandito Gino, in cui però è stato forte e avvertito il “sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili”. Giulia, ha ricordato, era “straordinaria”, e dopo la morte della madre “si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma”, una “una combattente, un’oplita, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti”.
“Il femminicidio – ha accusato – è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi”. Per questo “ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione…”. Come uomini “per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento”, ma anche come genitori “insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. La scuola ha un ruolo fondamentale per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza”, “anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile”, come pure “alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere”.
“Dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne”, è l’appello lanciato da Gino Cecchettin in Basilica, citando poi una poesia del poeta libanese Khalil Gibran (1883-1931): “‘Il vero amore non è nè fisico nè romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà…'”.
“Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace”, ha concluso papà Gino, tra gli applausi dei migliaia presenti.