Milano, 4 dic. (askanews) – Al giorno d’oggi, i bambini si trovano ad affrontare pressioni per conformarsi a standard e ad aspettative elevate e la continua esposizione ai media spesso sovraccarica i piccoli. Capire e affrontare queste pressioni è diventato un argomento centrale per genitori ed educatori e in quest’ottica Hasbro, multinazionale del settore dei giochi, ha deciso di intraprendere una ricerca ispirata dalla personalità fuori dagli schemi di uno dei loro prodotti, il pupazzo “Furby”. Claudia Campisi, psicologa che collabora con Therapyside e che ha lavorato allo studio, ci ha illustrato i risultati principali emersi dalla ricerca.
“Circa due terzi dei genitori coinvolti nella survey, quindi parliamo del 65 per cento – ci ha detto la dottoressa – sostiene che i propri figli siano piuttosto inibiti nel mostrare le proprie emozioni, emozioni che riguardano l’espressione del sé, quindi la possibilità di esprimersi, raccontarsi e comportarsi soprattutto, quindi mostrarsi all’esterno in base ai propri interessi, in base al proprio modo di essere”.
Questo per via delle pressioni non soltanto sociali, ma anche di quelle che derivano dal Web, un canale che è entrato prepotentemente nella quotidianità dei più giovani, spesso con impatti preoccupanti. Per questo è importante recuperare una dimensione di maggiore “realtà relazionale” e, secondo la psicologa, è possibile farlo anche ricorrendo al gioco.
“Il gioco – ha aggiunto Claudia Campisi – sicuramente ci può aiutare nel ‘fare finta di’ o anche semplicemente nell’esprimere quello che non abbiamo, il coraggio di dire quando siamo seri e siamo quindi nei nostri panni quotidiani, il gioco invece ci consente anche a noi adulti, per questo funziona benissimo a tutte le età, di prendere per un momento i panni di ciò che desideriamo essere o di fare esprimere a qualcun altro al posto nostro, Noi appunto abbiamo parlato di Hasbro e parlerei anche di Furby, una loro proposta, e fargli dire esattamente quello che stiamo provando noi, quello che non riusciamo a esprimere rimanendo noi stessi”.
L’elemento di finzione o, per lo meno, la possibilità di indossare i panni di qualcun altro, insomma, possono offrire anche ai bambini la possibilità di raccontarsi, e quindi di riconoscersi e accettarsi, in modo più vero. Allentando, almeno per qualche momento, la pressione e le aspettative che gravano su di loro.