Roma, 4 dic. (askanews) – Al via i primi impianti dell’innovativo defibrillatore extravascolare Aurora EV-ICD, all’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola di Bologna e, in Lombardia, nell’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, nell’IRCCS Policlinico San Donato, nell’ASST degli Spedali Civili di Brescia e presso il Centro Cardiologico Monzino. Il nuovo dispositivo, sviluppato da Medtronic, è unico nel suo genere con un elettrocatetere posizionato sotto lo sterno, all’esterno del cuore e delle vene, in grado di prevenire la morte cardiaca improvvisa, principale causa di decesso per gli under 60, responsabile del 50% delle morti imputabili a malattie cardiovascolari. In un unico sistema, il device fornisce defibrillazione salvavita e terapia di stimolazione antitachicardica (ATP) tramite un solo dispositivo impiantabile simile per dimensioni, forma e durata, ai tradizionali ICD transvenosi. Il defibrillatore viene impiantato con un approccio mininvasivo ed il posizionamento all’esterno del cuore e delle vene è progettato per evitare complicanze a lungo termine che potrebbero essere associate agli elettrocateteri transvenosi, come l’occlusione dei vasi (restringimento, blocco o compressione di una vena), rischi di infezioni e rischi correlati ad una eventuale estrazione dell’elettrocatetere.
“Abbiamo realizzato con successo oltre 20 interventi su pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa – spiega Mauro Biffi dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola -. La caratteristica che rende Aurora EV-ICD unico ed innovativo è il fatto che il defibrillatore è impiantato sotto l’ascella e l’elettrodo viene posizionato direttamente sotto lo sterno vicino al cuore, preservando in questo modo il sistema venoso. Il nuovo dispositivo ha dunque il grosso vantaggio di evitare le possibili complicanze e l’invasività dei dispositivi transvenosi e, allo stesso tempo, riesce ad avere i benefici dei defibrillatori transvenosi, come la longevità di oltre 11 anni, piccole dimensioni, possibilità di stimolare il cuore e interrompere le aritmie potenzialmente letali anche senza erogare shock ad alta energia”.