Roma, 4 dic. (askanews) – Valorizzare figure del passato per guardare all’agricoltura di domani. In questo solco si inserisce il museo dedicato a Nazareno Strampelli, lo scienziato che nel ‘900 sviluppò varietà di frumento ad alto rendimento, resistenti alle malattie e adattate alle condizioni climatiche italiane, inaugurato al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste. Il museo ospita 150 pannelli, 600 ampolle con i grani migliorati, diverse apparecchiature che rappresentano solo una piccola parte degli oggetti appartenuti allo scienziato. Il resto è attualmente custodito in un hangar dell’aeroporto di Rieti in attesa della ristrutturazione dell’Istituto Strampelli grazie al protocollo d’intesa sottoscritto a luglio da Masaf, Mic, Crea e Comune di Rieti.
“Rievocare la vita e l’opera di personalità come Strampelli, – dichiara il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – che hanno dato un contributo fondamentale all’innovazione dell’agricoltura, alla cosiddetta ‘rivoluzione verde’ credo che sia fondamentale. Sempre di più noi ricorderemo anche gli scienziati, il loro lavoro, la loro dedizione, la loro opera”.
Utilizzando metodi innovativi come l’incrocio selettivo e l’ibridazione, Strampelli contribuì in modo significativo allo sviluppo dell’agricoltura italiana nel XX secolo, aumentando la produzione di grano e altri cereali e migliorando la sicurezza alimentare.
“A parità di consumo del suolo – dichiara il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida – raddoppiò le produzioni di grano, non solo in Italia. Grazie ai suoi grani sono stati salvati milioni di vite sul pianeta e questo scienziato straordinario merita di essere ricordato dove i suoi studi furono caratterizzati da un centro di eccellenza, che è il comune di Rieti, ma anche qui al ministero che lo deve onorare con una presenza che possa essere visibile ai giovani e a coloro che avranno voglia di vedere come una persona, partendo da uno sgabello e una scrivania, riuscì a cambiare il destino dell’umanità in un settore di questa natura. Non parliamo di passato per vicende nostalgiche ma come base per ragionare e costruire il futuro essendo consapevoli oltre che orgogliosi di quanto l’Italia ha fatto e di quanto potrà fare descrivendo un modello di sicurezza alimentare che non prescinda dalla salute, dal benessere che può essere dato solo dal cibo realizzato con modalità che tengano presente il legame profondo che c’è tra uomo, lavoro e terra”.