Milano, (askanews) – Il 24 per cento dell’Unione europea, circa una persona su quattro, convive con una disabilità. Cento milioni di donne e uomini spesso invisibili non solo nel racconto dei media ma anche nelle pubblicità, nonostante la grande fetta di mercato che rappresentano. Nasce per sensibilizzare le aziende e il mondo della comunicazione ad adottare una rappresentazione autentica delle persone con disabilità il progetto ShowReal, una campagna sociale digital, ideata e promossa da Valore D, Fondazione Diversity,
OBE e YAM112003, con la partecipazione di tre creator con disabilità, Arianna Talamona, Ludovica Billi e Marco Andriano.
L’obiettivo è di mettere fine a narrazioni spesso stereotipate, eroiche o pietistiche, o addirittura scorrette, e che contribuiscono a un immaginario sociale che marginalizza le persone con disabilità. Il messaggio per le aziende è che rivolgersi con maggiore frequenza e in maniera più autentica e corretta ai disabili è una scelta di mercato vincente.
Tra gli ideatori e promotori del progetto Valore D, l’associazione di imprese che promuove una cultura inclusiva per la crescita delle aziende e del Paese, e che lavora con i suoi associati sull’attenzione ai temi della diversità condivisa.
Ne parla la direttrice generale Barbara Falcomer: “La pubblicità ha un grande potere evocativo e la capacità di favorire i cambiamenti nelle abitudini e nei comportamenti delle persone. Per realizzare in concreto l’inclusione della disabilità nella società è certamente necessario abbattere le barriere architettoniche e sensoriali, così come quelle relazionali e i pregiudizi, ma il primo passo è anche quello di rendere visibili le persone con disabilità e riconoscere loro un ruolo attivo nella nostra società”.
Il Diversity Brand Index 2023 mostra che in Italia il 69% della popolazione è maggiormente propensa verso i brand più inclusivi e addirittura 7 persone su 10 consigliano tali marche, con un impatto sul fatturato del +21%.
Barbara Falcomer aggiunge: “Attraverso la campagna “ShowReal” vogliamo provare a cambiare la narrazione ma soprattutto invitare all’azione le aziende e il mercato della comunicazione affinché prendano coscienza della mancata opportunità – etica ed economica – di non rappresentare la compagine sociale nelle sue diverse sfaccettature”.