Roma, 1 dic. (askanews) – Italiani delusi, rassegnati, con sempre meno figli e impauriti dal clima impazzito. È il quadro che emerge nel 57esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. La società italiana, si legge, “sembra affetta da sonnambulismo, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali dagli esiti funesti”.
Tra i dati più rilevanti, la flessione demografica: nel 2050 – dice il dossier – l’Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti (come se le due più grandi città, Roma e Milano insieme, scomparissero). É il risultato di una diminuzione di oltre 9 milioni di persone con meno di 65 anni. Le coppie con figli nel 2040 diminuiranno fino a rappresentare solo il 25,8% del totale, mentre le famiglie unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (il 37,0% del totale)”. Gli anziani di domani saranno sempre più senza figli e sempre più soli.
E se da un lato aumenta l’occupazione, l’Italia resta all’ultimo posto nell’Unione europea, al di sotto del dato medio europeo di quasi 10 punti. Tra i giovani 25-34enni i tassi di occupazione sono particolarmente bassi; ma abbiamo il vantaggio competitivo associato al conseguimento di titoli di studio più elevati.
La pandemia ha innescato un profondo cambiamento: per il 62,7% degli italiani il lavoro non è più centrale nella vita delle persone; inoltre, vince il pessimismo: per l’80% il Paese è in declino, per il 69% ci sono più danni che benefici dalla globalizzazione e il 60% teme che scoppierà una guerra mondiale.
Il clima e gli eventi estremi provocano un terrore generalizzato. L’84% è impaurito e il 73,4% teme che i problemi strutturali irrisolti provocheranno nei prossimi anni una crisi economica e sociale molto grave con povertà diffusa e violenza; il 73% pensa che gli sconvolgimenti globali sottoporranno l’Italia alla pressione di flussi migratori sempre più intensi e non saremo in grado di gestire l’arrivo di milioni di persone in fuga. Anche gli italiani che si sono stabiliti all’estero, però, sono aumentati del 36,7% negli ultimi dieci anni, quasi 1,6 milioni in più. Soprattutto giovani.