Roma, 1 dic. (askanews) – A circa tre anni e tre mesi dalla violenta morte di Gianmarco Pozzi, campione di kickboxing di 28 anni, il cui corpo massacrato di botte è stato rinvenuto nell’intercapedine di un’abitazione sull’isola di Ponza (9 agosto 2020), i familiari del giovane romano soprannominato “Gimmy Strong” sono stati ascoltati giovedì 30 novembre dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e su altre associazioni criminali anche straniere (V Comitato – Adempimenti urgenti) a Palazzo San Macuto.
Oggi questo invito sulla base di che cosa? “Sulla base di alcune inesattezze delle indagini e sul fatto che la Commissione ritiene che ci sia anche una dose di criminalità organizzata all’interno di questo episodio, dove è maturata la morte di Gianmarco Pozzi”, ha detto l’avvocato della famiglia Pozzi, Fabrizio Gallo ad askanews. “Sono usciti dei nomi che non possiamo dire, perché sono stati secretati, sono oggetto di segretezza”, ha aggiunto il legale.
Ci sarebbero infatti importanti novità, quali il ritrovamento di una carriola a giugno 2023 che avrebbe trasportato il cadavere di Gimmy dopo il presunto pestaggio, ma soprattutto sulla carriola sono state ritrovate le tracce di Dna di due “ignoti” (denominati “ignoto 1” e “ignoto 2”), i quali, secondo il legale, potrebbero essere gli autori dell’omicidio. È stato il papà, Paolo Pozzi, nella sua incessante ricerca di verità e giustizia per il figlio, a ritrovare la carriola. L’audizione a San Macuto si è svolta anche grazie al sostegno del senatore leghista Gianluca Cantalamessa e dopo le numerose lettere che il padre ha scritto alle istituzioni:
“La prima cosa che voglio dire è che sono felice perché finalmente sono stato ascoltato dalle istituzioni alte, che finalmente abbiamo potuto parlare in maniera libera di tutti gli errori e tutte le irregolarità che sono state commesse sul caso di mio figlio, sono felice e mi sento più libero oggi”, si è sfogato il papà Paolo.
All’audizione ha partecipato anche l’avvocato Marco Malara e la sorella di Gianmarco, Martina: “Abbiamo parlato prettamente di tutto quello che secondo noi è stato mal gestito nelle indagini, abbiamo cercato di puntare sugli elementi che non ci hanno mai convinto”, ha spiegato.
“Mi auguro che adesso con questa audizione le cose possano un pochino velocizzarsi, perché sono passati tre anni e noi siamo ancora in attesa di tante risposte che non abbiamo perché in mano praticamente non abbiamo nulla, quindi spero che questo serva ad accelerare per arrivare alla verità su mio fratello”, ha concluso la sorella.
Servizio di Stefania Cuccato