Copernicus: nel 2023 andamento insolito del buco dell’ozono – askanews.it

Copernicus: nel 2023 andamento insolito del buco dell’ozono

Molto esteso per la fine di novembre
Nov 30, 2023
Roma, 30 nov. (askanews) – Nel 2023 si sta osservando un comportamento anomalo del buco dell’ozono sopra l’Antartide.

Lo ha rilevato il Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus (Copernicus Atmosphere Monitoring Service – CAMS), il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, notando come, a differenza degli altri anni, in cui durante la primavera australe, il buco dell’ozono si chiudeva tipicamente verso la fine di novembre, con la rottura del vortice polare, quest’anno invece ha avuto un inizio insolito, con un aumento precoce delle dimensioni fino a diventare il sesto più grande dal 1979, con un’area totale di 26,15 milioni di km2.

Nonostante l’area del buco dell’ozono sia diminuita in modo tipico fino all’inizio di ottobre, poi è aumentata di nuovo verso la fine del mese e ha mantenuto un’area di circa 15 milioni di km2 che si prevede durerà fino alla prima settimana di dicembre. L’insolita durata del buco dell’ozono di quest’anno è pari a quella dei buchi dell’ozono degli ultimi tre anni. Dal 2020, infatti, si sono chiusi molto più tardi rispetto al solito, a metà o a fine dicembre. Secondo gli esperti sono durati così a lungo a causa di temperature stratosferiche più fredde della media e di un forte vortice polare che si è protratto fino a dicembre.

Tra i diversi potenziali fattori del forte vortice polare osservato, ci sono il vapore acqueo immesso nella stratosfera dal vulcano Hunga-Tonga, dopo la devastante esplosione sottomarina nel Sud del Pacifico a gennaio 2022, le oscillazioni dei flussi di vento nell’emisfero meridionale e i cambiamenti climatici, ma devono essere fatte ulteriori ricerche, spiegano gli esperti.

Da Copernicus affermano che dalla firma del Protocollo di Montreal (nel 1989) sono state ridotte “drasticamente le emissioni di sostanze che intaccano lo strato di ozono, dando spazio all’atmosfera per iniziare il suo processo di recupero”. Un segnale che indica quanto possano essere efficaci le azioni per proteggere il clima globale, alla luce dell’avvio della COP28 a Dubai.

Secondo gli ultimi rapporti delle Nazioni Unite, gli sforzi internazionali per riparare il buco dell’ozono hanno funzionato: il sottile strato di atmosfera che difende la Terra dai raggi ultravioletti del Sole si sta rimarginando e si prevede che tornerà ai livelli ottimali entro pochi decenni.