Milano, 23 nov. (askanews) – La sfida è rompere il muro del silenzio, abbattendo i pregiudizi sociali che ancora oggi incombono sulle persone con Hiv. In occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids. prende il via il Italia la campagna “Hiv. Ne Parliamo?”, lanciata dalla società biofarmaceutica Gilead Sciences con il patrocinio di 16 associazioni di pazienti italiani, Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) e Icar (Italian Conferences on Aids and Antiviral Research). Nonostante i notevoli progressi compiuti dalla medicina negli ultimi decenni, l’Hiv ha ancora oggi un impatto devastante sulla qualità della vita persone, soprattutto per il forte disagio emotivo e psicologico provocato dalla convivenza con l’infezione.
“In questi 40 anni la ricerca clinica ha fatto passi da gigante, ha permesso alla persona che ha l’Hiv di avere una qualità di vita buona, quello che manca oggi è ancora il contesto sociale – racconta ad askanews Giusy Giupponi, presidente della Lega Italiana per la lotta all’Aids -. La persona non riesce a parlare, la persona si isola e quindi all’inizio si autostigma, perché la paura di dire quello che ha crea comunque questo disagio che porta a una solitudine, quindi a isolarsi, quindi a non vivere la vita che si viveva fino al giorno prima alla diagnosi in modo normale”.
Una condizione di malessere psicologico che in molti casi può portare alla depressione, con conseguenze gravissime in termini di aderenza alle terapie: “Nel momento in cui ha dei disturbi che riguardano la salute mentale che vanno dall’ansia, alla depressione ai disturbi del sonno, questi possono ovviamente ripercuotersi sulla gestione della propria vita – ci spiega Alessandro Lazzaro, Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive Sapienza Università di Roma . E se questa gestione prevede l’assunzione di una terapia in maniera quotidiana, ovviamente, l’aderenza alla terapia può risentirne”.
Non a caso, uno dei principali obiettivi della campagna promossa da Gilead è promuovere un dialogo costruttivo e sereno tra medico e paziente: “Anche in questo caso penso che il rapporto medico paziente sia fondamentale – ci conferma Andrea Gori, Dipartimento Malattie Infettive Ospedale Luigi Sacco, Università di Milano, e presidente di Anlaids Lombardia -. Il rapporto medico paziente è un rapporto di estrema fiducia e i medici devono rendersi conto che questo rapporto è la chiave del successo. E’ la chiave del successo sull’aderenza? Sicuramente. Dobbiamo convincere le persone che curiamo che il loro vero unico bisogno, la cosa che devono fare loro, è che devono essere assolutamente aderenti”.
Parlare dell’Hiv a 360 gradi, e dunque non solo con il proprio medico ma anche al di fuori dall’ambulatorio, è il primo passo per aiutare le persone a vivere meglio e ad affrontare le terapie con maggiore serenità: “Purtroppo ancora oggi le persone che hanno l’infezione da Hiv hanno difficoltà dal punto di vista emotivo e psicologico a condividere questa propria condizione. Questo cosa vuol dire? Che spesso il rapporto con il medico è l’unico rapporto interpersonale nel quale viene affrontata questa tematica, è questo è ovviamente un grandissimo problema – sottolinea Lazzaro -. Portare fuori dal rapporto medico paziente il tema penso che possa essere sicuramente un punto di inizio fondamentale”.
Le iniziative promosse da Gilead sono fondamentali anche per promuovere l’accesso al test volontario e favorire così la diagnosi precoce dell’infezione: “Sono importantissime – puntualizza ancora il presidente nazionale della Lega Italiana per la lotta all’Aids – perché permettono di comunicare, di sensibilizzare, di fare prevenzione, di rendere l’Hiv un tema di cui si parla tutti i giorni”.