Milano, 23 nov. (askanews) – “L’attesa è dura, soprattutto a causa dell’incertezza e della sensazione di impotenza. Sono già 48 giorni che viviamo questa incertezza e ci sentiamo impotenti. Non è una novità. Ma sembra che siamo stati spinti al limite, è come una tortura. Non sappiamo quando finirà. Sembra che siamo quasi arrivati, come Sisifo che fa rotolare il suo masso su per la collina e ogni volta rotola giù di nuovo. E ricominciamo da capo. Ma comunque, sembra che ci stiamo avvicinando , in qualche modo”. A parlare è Gil Dickman, un parente di un ostaggio israeliano in mano ad hamas, alla vigilia delle tregua.
“È molto difficile sapere cosa sta succedendo, è molto difficile sapere cosa provare. È un ottovolante di emozioni. Cerchiamo di essere ottimisti e di capire che anche se ci sono difficoltà, alla fine si troverà un accordo. Siamo Sono molto fiducioso che questo sia solo l’inizio e che vedremo molti più ostaggi, e alla fine tutti, tornare a casa”, ha concluso.