Roma, Veloccia: per parco ex Snia ipotesi progetto con Università – askanews.it

Roma, Veloccia: per parco ex Snia ipotesi progetto con Università

Contrasto con Sinistra, Verdi e Forza Italia
Nov 22, 2023

Roma, 22 nov. (askanews) – Una possibile destinazione pubblica per l’area privata del parco ex Snia, grazie a un programma universitario e un partenariato pubblico-privato con l’Università la Sapienza, “che permetta di riconsegnare questa area alla destinazione definita dal Piano regolatore, riportando lì studenti, aule e facendosi cedere tutte le aree”. Un’eventualità che si contrappone a quella dell’esproprio, caldeggiata dai cittadini del quadrante, con costi per l’amministrazione capitolina quantificati dagli uffici capitolini per la prima volta in oltre 33 milioni di euro. E’ quanto emerso nella seduta della commissione capitolina congiunta Ambiente-Urbanistica, presieduta dai consiglieri Pd Giammarco Palmieri e della Lista Gualtieri Tommaso Amodeo, nella quale è stato audito l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia.

Per il progetto percorso dalla Giunta Gualtieri, “con regia pubblica e attuazione pubblico-privata, va capito quali funzioni la Sapienza potrebbe localizzare nell’area – ha spiegato Veloccia. Immaginiamo un tavolo politico con l’università e i ministeri competenti, oltre ai consiglieri, il Municipio e i cittadini”. Se non dovesse non andare in porto questa ipotesi, ha spiegato l’assessore “rimane in piedi l’ipotesi di un esproprio finalizzato a un ampliamento del parco”. Una scelta, per Veloccia “evidentemente più complessa”, perché presuppone “una variazione del piano regolatore, un progetto pubblico, con una valutazione di tutti gli elementi economici, che dovrebbe essere portata a approvazione dall’Assemblea capitolina, con costi di esproprio ma anche di bonifica delle aree, dopo la valutazione degli inquinanti presenti. Abbiamo chiesto di definire i costi d’esproprio – ha aggiunto Veloccia “che gli uffici del Pau (Programmazione e attuazione urbanistica, ndr.) hanno quantificato in 5 milioni 150mila euro, stima che andrebbe congruita dall’Agenzia delle Entrate, al netto delle ulteriori bonifiche e dei costi di intervento sull’area”.

Una terza ipotesi “che è quella attuale – ha ricordato Veloccia – è che il privato vada avanti con le edificazioni autorizzate, che politicamente non aupichiamo ma che, al momento, è l’unica prospettiva concreta”.

I referenti degli uffici capitolini presenti alla seduta hanno, successivamente, precisato che “nell’ipotesi che si volesse procedere con un’attività di esproprio per l’intervento pubblico, la quota del valore d’esproprio non è significativa rispetto al totale. Recuperando parametri di natura regionale e preliminare – hanno spiegato – siamo arrivati a una valorizzzazione del costo di recupero degli immobili di circa 33 milioni di euro”.

Frontale l’attacco del consigliere di Sinistra Alessandro Luparelli che ha criticato “l’autorizzazione concessa dagli uffici capitolini a costruire 280mila metri di cemento”, “riesumando il 70% dei vecchi edifici rispetto a un 30% rappresentato dagli attuali ruderi”, come “un punto oscuro della vicenda” rispetto a “edifici accatastati come ruderi, per i quali la proprietà non paga nemmeno l’Imu”. Inviti alla prudenza sono arrivati dal consigliere di Roma Futura Giovanni Caudo “perché rispetto al diritto costituzionale di un privato di restaurare propri manufatti, non ci si potrebbe mettere di traverso. Io sono per appoggiare l’ipotesi di lavoro con la Sapienza, ma abbassiamo il livello della tensione che non ci aiuta e allontana gli interlocutori”.

Un rinforzo alla posizione di Luparelli è arrivata dal consigliere verde Ferdinando Bonessio: “abbiamo un programma di coalizione con il quale abbiamo portato il sindaco Gualtieri al Governo della città, che parla di sostenibilità e di recupero delle aree urbane: dovremmo procedere con la caratterizzazione dell’area, capire bene quali sono i costi dell’esproprio e procedere”.

Attacco alla proposta di Veloccia è arrivato anche dal consigliere di Noi Moderati-Forza Italia Marco Di Stefano che ha concordato con Luparelli nel definire “oscure” alcune pagine della vicenda. “Farò un’interrogazione all’assessore Veloccia per capire come è stato possibile che il permesso a costruire per i privati dell’area ex Snia sia arrivato dopo soli 11 mesi e 8 giorni, mentre ascoltiamo cittadini che li attendono da 2-3 anni. Sappiamo che i progetti universitari spesso diventano iter facilitati per fare quello che il privato voleva – ha aggiunto -: tra studentato e attività commerciali potrebbe succedere anche qui, mentre noi dovremmo procedere con l’esproprio”.

L’assessore Veloccia ha chiesto ai consiglieri “di non ripetere cose non vere”, anche perché “sono alla base di un ricorso delle associazioni al Tar che è stato rigettato. La vicenda “non è oscura – secondo Veloccia – ma ha seguito un iter chiarissimo già esaminato da una commissione Urbanistica nell’agosto scorso”. Veloccia ha confermato di avere “fiducia negli uffici fino a prova contraria, ma se ci sono elementi di favoritismo credo vadano denunciati e sarei io il primo ad accompagnare il consigliere Di Stefano a denunciarli”. Il permesso “ha seguito tempi necessitati anche da un ricorso pendente al Tar, e ha consentito il ritiro di una ulteriore richiesta del privato, sempre pendente al Tar, per una trasformazione urbanistica dell’area in residenziale-commerciale”.

“Fare a chi la spara più grossa non è utile – ha ammonito in chiusura di commissione il presidente della commissione Ambiente Palmieri – anche se siamo consapevoli che ci avviciniamo a elezioni e nell’area ci sono gruppi sociali e politici di riferimento in campo per tutti noi. Io sono per un’acquisizione dell’area e una guida pubblica, con partner l’università – ha aggiunto -. Lavoriamo in quella direzione per chiudere una storia che ha ormai trent’anni”.