Roma, 17 nov. (askanews) – Partner o avversari? Per ora la parola d’ordine nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina è senza dubbio “distensione”, la stessa che ha bilanciato gesti e parole durante l’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden a margine del summit annuale Apec (Asian-Pacific-Economic-Cooperation) di San Francisco il 15 novembre. Ad affermarlo ad askanews è Giorgio Cuscito, consigliere redazionale di Limes e studioso di geopolitica della Cina e dell’Indo-Pacifico:
“Non è stato un successo, è un piccolo passo in avanti nei rapporti che erano tutt’altro che positivi negli ultimi mesi. Ed è un passo in avanti dettato anche dal contesto internazionale in cui operano Cina e Stati Uniti”, ha sottolineato.
Le due superpotenze hanno un interesse condiviso ad allentare la tensione a scopo tattico, molto probabilmente per limitare gli effetti delle guerre in Ucraina e Medio Oriente.
“Durante il loro incontro i due leader non hanno portato a compimento accordi significativi su ad esempio Taiwan e la partita per i microchip che rappresentano argomenti dirimenti su cui Pechino e Washington non sono affatto d’accordo perché dal primato marittimo e da quello tecnologico dipende la sfida di lungo periodo”, ha sottolineato.
“L’unico risultato raggiunto significativo è la riapertura della comunicazione militare di alto livello”, ha ricordato.
E se Biden ha affermato che Xi Jinping resta un “dittatore”, il leader cinese a un certo punto ha detto che “il pianeta Terra è abbastanza grande per entrambi”. Perché?
“Significa che Pechino chiede, come già fatto in passato, agli Stati Uniti di riconoscere la Repubblica popolare come un attore di pari livello, chiede all’America di riconoscere l’America come una potenza di pari livello, cosa che gli Stati Uniti non sono disposti a fare”, ha affermato.
Cuscito ha appena pubblicato il libro “Xi Jinping, come la Cina sogna di tornare impero” (Piemme Editore). Chi è davvero il presidente cinese?
“Xi Jinping è il terzo uomo più potente della storia della Cina dopo Mao Zedong e Deng Xiaoping – ha spiegato l’autore – ora incarna il progetto gepolitico della Repubblica popolare, appunto il sogno della Cina, che nella dicitura ufficiale è il ‘Risorgimento della nazione’, il che equivale a restituire alla Cina il ruolo di Impero al centro del mondo, che è poi questo che significa il nome della Cina”.