Roma, 15 nov. (askanews) – Il terzo trimestre, relativo al periodo luglio-settembre, segna un’ulteriore battuta d’arresto per il Giappone, con un Pil che è calato più di quanto gli analisti prevedessero, in un momento di debolezza della valuta, dei consumi e di inflazione più alta di quanto il contesto nipponico è avvezzo. Questo rappresenta un grave problema per l’esecutivo guidato dal primo ministro Fumio Kishida.
Secondo i dati preliminari pubblicati mercoledì dal governo, l’economia giapponese si è contratta del 2,1% su base annua nel periodo luglio-settembre, dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Gli analisti prevedevano un calo trimestrale dello 0,1%.
Il calo viene dopo due trimestri di crescita. L’economia nipponica è cresciuta del 3,7% nel primo trimestre e del 4,5% nel secondo trimestre su base annua.
Durante il terzo trimestre, i consumi privati si sono ridotti dello 0,2% su base annua, anche a causa dei prezzi ancora altki rispetto alla dinamica salariale. Il tasso di inflazione al consumo, esclusi gli alimenti freschi, è scesa al 2,8% su base annua a settembre, ma i salari reali sono diminuiti del 2,4% rispetto all’anno precedente.
Nel terzo trimestre, inoltre, gli investimenti delle imprese sono calati del 2,5 per cento su base annua.
La situazione economica sta avendo anche un importante impatto politico. I sondaggi che misurano il consenso del governo Kishida sono in caduta libera e hanno toccato il minimo da quando è entrato in carica due anni fa.
Il primo ministro ha annunciato questo mese un pacchetto di stimolo del valore di 17mila miliardi di yen (104,3 miliardi di yen) volto a rilanciare l’economia e ad alleviare le conseguenze dell’inflazione sulle famiglie. L’esecutivo ha previsto sgravi sulle imposte e sussidi per le famiglie a basso reddito.
Tokyo ha dovuto affrontare per decenni una situazione di inflazione negativa, nulla o molto bassa, fatto che ha spinto la Banca del Giappone ad adottare una linea ultra-espansiva. Tuttavia gli scossoni geopolitici – la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente in particolare – hanno portato verso l’alto la curva dei prezzi per un paese con scarse risorse naturali come il Gippone.
Ciononostante, in controtendenza con le altre grandi banche centrali, la BoJ continua a mantenere una politica monetaria ultra-espansiva che porta a uno yen particolarmente debole rispetto al dollaro nel tentativo di stimolare la crescita. Questo, se da un lato favorisce le esportazioni, dall’altro rende più onerosa l’importazione di materie prime energetiche e impatta sul potere d’acquisto delle famiglie.
Kishida potrebbe restare al governo fino al 2025. In precedenza nel mondo politico nipponico era emersa la possibilità che potesse convocare elezioni anticipate quest’anno, ma l’andamento del consenso ha suggerito prudenza. Non è tuttavia escluso che il primo ministro ricorra al voto il prossimo anno.