Roma, 15 nov. (askanews) – Sono dati economici in chiaroscuro quelli usciti oggi dalla Cina che, se da un lato mostrano una ripresa con produzione industriale e vendite al dettaglio in crescita, fanno udire ulteriori scricchiolii provenienti dal settore più a rischio, quello dell’immobiliare.
La produzione industriale – secondo i dati diffusi oggi da Pechino – è aumentata del 4,6% in ottobre rispetto all’anno precedente, di poco superiore al +4,5% del mese precedente. Le vendite al dettaglio sono aumentate del 7,6%, spinte da una festa nazionale di otto giorni che ha rafforzato la domanda di ristorazione alimentare. A settembre era stato registrato un +5,5%.
La festa ha avuto un impatto anche nell’accoglienza e nei trasporti, spingendo verso l’alto il settore dei servizi, che è cresciuto del 7,7% rispetto al 6,9% di settembre.
“La situazione economica complessiva ha continuato a migliorare”, ha detto Liu Aihua, portavoce dell’Ufficio nazionale di statistica, che ha anche smentito le preoccupazioni sulla pressione deflazionistica, dopo che l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,2% in ottobre. “La situazione dei prezzi bassi si attenuerà gradualmente e non ci sarà deflazione.”
Tuttavia gli occhi di molti analisti erano puntati sui dati del settore immobiliare, la cui flessione ha frenato gli investimenti in beni immobili, cresciuti del 2,9% nei primi dieci mesi dell’anno, mentre nelle costruzioni segnavano un -9,3%. A sostenerli sono state le spese per infrastrutture e per il manifatturiero. Le vendite di nuove abitazioni sono diminuite del 7,8%, facendo aumentare le proprietà invendute del 18,1% a 648 milioni di metri quadrati alla fine di ottobre.
Si tratta di un dato molto preoccupante in un momento in cui diversi giganti del settore vivono una grave crisi di liquidità che ha portato compagnie come Evergrande e Country Garden a non onorare una serie di pagamenti relativi a obbligazioni.
Il tasso di disoccupazione totale è rimasto stabile al 5%, ma non è stato fornito alcun aggiornamento sul tasso di disoccupazione giovanile, che a giugno ha raggiunto il livello record del 21,3%.
Il mese scorso il governo di Pechino ha approvato l’emissione straordinaria di 1.000 miliardi di yuan (127,5 miliardi di euro) di nuove obbligazioni, effettuando la prima revisione del bilancio dal 2008, quando fu costretto a un passo simile per il devastante terremoto del Sichuan. Questo ha ampliato l’obiettivo di deficit di bilancio della Cina per il 2023 dal 3% al 3,8% del Pil.
Un altro set di dati diffusi la scorsa settimana ha mostrato che le esportazioni cinesi sono diminuite del 6,4% in ottobre, in continuità con un trend al ribasso che continua da metà di quest’anno. Le importazioni invece sono cresciute del 3%, dopo 13 mesi di segno meno.