Medio Oriente, un mese di guerra: il 7 ottobre l'attacco di Hamas a Israele – askanews.it

Medio Oriente, un mese di guerra: il 7 ottobre l'attacco di Hamas a Israele

Giornata di lutto nazionale in Israele, Netanyahu apre a “pause tattiche”
Nov 7, 2023
Gerusalemme, 7 nov. (askanews) – Esattamente un mese fa, il 7 ottobre 2023, con l’attacco di Hamas a un rave party nel deserto del sud di Israele, il Nova Music Festival, la storia registrava l’inizio di una nuova, cruenta, fase del conflitto tra Israele e Palestina. La risposta di Gerusalemme contro i terroristi palestinesi è stata “ad alzo zero” con l’obiettivo dichiarato di eradicare in maniera definitiva Hamas dai territori palestinesi.

La ritorsione di Israele è stata letale, con una campagna dapprima aerea e ora anche terrestre nella Striscia di Gaza che Hamas controlla dal 2007. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che il suo Paese si prenderà “una potente vendetta” e si sta preparando per “una lunga e difficile guerra”.

Ad oggi le vittime si contano in molte migliaia, oltre 1400 gli israeliani uccisi il 7 ottobre e 240 presi in ostaggio, secondo Hamas oltre diecimila ormai i palestinesi uccisi, quasi tutti civili.

A farne le spese sono stati anche molti bambini come ha sottolineato, in diverse occasioni, lo stesso Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres che ha definito Gaza un vero e proprio “cimitero di bambini”.

Mentre tutto il mondo, Stati Uniti in testa, continua a chiedere a gran voce una tregua anche per la liberazione dei oltre 200 ostaggi ancora nelle mani dei miliziani palestinesi solo ora Israele ha deciso di “cedere” alle richieste di Joe Biden e aprire a delle “pause tattiche” per scopi umanitari.

Tuttavia un vero e proprio “Cessate-il-fuoco” – ha detto – dipenderà solo ed esclusivamente dal rilascio degli ostaggi da parte di Hamas.

Netanyahu, per ora, ha consentito ai Paesi con i quali intrattiene relazioni diplomatiche di aumentare gli aiuti alla popolazione civile nella Striscia di Gaza e agli Emirati Arabi Uniti d’istituire un ospedale da campo nella Striscia. La Giordania ha potuto lanciare, invece, pacchetti di aiuti, attraverso un volo coordinato dell’aeronautica. Dal valico di Rafah, intanto, continua l’ingresso centellinato di camion con aiuti umanitari destinati ai civili palestinesi che, da un mese, sono alle prese con gravi carenze.

Gli oltre due milioni di persone che abitano la Striscia dipendono infatti per la sopravvivenza dagli aiuti alimentari, e l’energia elettrica che alimenta anche le reti idriche si sta esaurendo: Israele non consente l’ingresso di carburante, che Hamas usa anche a scopi bellici. Tragica la situazione degli ospedali dove si lavora senza igiene e senza anestetici.

La diplomazia idealmente punta ancora a una soluzione del conflitto, individuata nella formula “due popoli, due Stati”, quello palestinese costruito coi territori di Gaza e Cisgiordania.

Intanto, per il 7 novembre Israele ha istituito una giornata di lutto nazionale, con un minuto di silenzio, bandiere a mezz’asta e diverse iniziative in tutto il Paese per commemorare le vittime del 7 ottobre.