Roma, 2 nov. (askanews) – Scarlett Johansson ha deciso di fare causa all’intelligenza artificiale. Nello specifico l’attrice americana ha deciso di adire le vie legali contro una app che utilizza l’AI e non ha chiesto alcuna liberatoria per poter utilizzare la sua immagine sfruttata senza consenso per una pubblicità online. La Johansson, secondo Variety, è apparsa in un breve video di 22 secondi pubblicato sul social X da un’app che genera immagini modellate con l’intelligenza artificiale chiamata Lisa AI: 90s Yearbook & Avatar.
L’avvocato che rappresenta l’attrice, Kevin Yorn, ha fatto sapere che, assieme alla sua assistita “affronteremo la questione con tutti i rimedi legali a nostra disposizione”. Non appena appresa la notizia, i vertici dell’app hanno prontamente rimosso il video-annuncio.
Lo spot, recensito da Variety, mostra un vecchio video-clip della Johansson mentre si trova dietro le quinte di “Black Widow” della Marvel. “Che succede ragazzi? Sono Scarlett e voglio che tu venga con me…” , direbbe l’attrice prima di coprirsi la bocca e avvenga il passaggio con fotografie generate dall’intelligenza artificiale che sembrano identiche all’attrice. Una falsa voce imita la Johansson che nel video promuove l’app in questione e l’intelligenza artificiale. “Non si limita agli avatar. Puoi anche creare immagini con testi e persino i tuoi video AI. Penso che non dovreste perderlo”, afferma una voce che si spaccia per quella dell’attrice.
A nulla è servita la scritta sotto la pubblicità che recitava “Immagini prodotte da Lisa AI. Non hanno niente a che fare con questa persona. Molteplici app Lisa AI, create da Convert Software, rimangono su App Store e Google Play”.
La Johansson non è l’unica attrice ad aver avuto problemi con l’AI che ha rubato l’immagine senza consenso anche a Tom Hanks per la pubblicità di un piano dentale finito in rete “Attenzione! … Non c’entro niente”, aveva scritto ai propri follower su Instagram. Recentemente anche la comica Sarah Silverman si è scagliata conto ChatGpt sviluppato da OpenAI e dalla società madre di Facebook, Meta, per aver violato il copyright sostenendo che “i loro modelli di intelligenza artificiale sarebbero stati addestrati sul loro lavoro ” ma senza alcun consenso da parte della diretta interessata.