Roma, 2 nov. (askanews) – Si chiama “Ad occhi aperti. Disegnare il contemporaneo” la nuova creatura di Hamelin, associazione che da più di vent’anni si occupa di educazione alla lettura, letteratura per l’infanzia, fumetto e illustrazione. Dopo l’annuncio, nel 2022, della conclusione di BilBOlbul, Festival Internazionale di Fumetto nato nel 2007, che nel corso di 15 edizioni ha aperto un’importante finestra sul fumetto contemporaneo portando a Bologna le proposte più interessanti del panorama italiano e internazionale, Hamelin è pronta a intraprendere un nuovo cammino tornando alle origini, quando BilBOlbul, prima ancora che festival, era un gruppo di studio e di ricerca sul fumetto. “Ad occhi aperti” segue queste tracce, avendo l’ambizione di essere uno spazio di conversazione intorno al disegno come processo: disegnare è un meccanismo che permette di guardare e provare e capire. Tutto il programma ruota intorno a un tema – QUI? Come abitare oggi? – e comprende mostre, laboratori, residenze, incontri, produzioni artistiche ed editoriali. Ogni elemento è un tassello di un’indagine che, attraverso le opere di un gruppo di fumettist* diversi per provenienza e stile, va alla ricerca delle storie e delle immagini che meglio esprimono il nostro rapporto con gli spazi che abitiamo. Un tema che, non a caso, riprende il titolo del celebre graphic novel di Richard McGuire tutto dedicato alla storia di un angolo del salotto della casa di famiglia. Ma il punto interrogativo aggiunto sta proprio a porre il dubbio: possiamo ancora avere un rapporto così radicato con la realtà dove viviamo? E come racconta il fumetto questo rapporto e le sue mutazioni?
“Ragionare sul modo in cui alcune espressioni del fumetto contemporaneo stanno rappresentando le mutazioni del modo di abitare è un’occasione fertile per porsi delle domande – dice Emilio Varrà di Hamelin. – Il fumetto è stato, fin dalle origini, uno specchio del nostro modo di abitare gli spazi, e oggi è chiamato ad assolvere questa funzione con forme congruenti alle radicali trasformazioni che stiamo vivendo: l’incertezza circa l’abitabilità del pianeta; la dialettica tra spazio reale e virtuale, dove il secondo si rivela in fin dei conti il più abitato nella quotidianità; l’esperienza ancora recente di una pandemia che ha provocato una frattura del rapporto tra interno ed esterno e ha mutato il modo di vivere la casa; la trasformazione in atto di tante città che si offrono al mercato della mobilità di massa. Come si pone il fumetto contemporaneo di fronte a queste trasformazioni? E ancora: quanto è presente l’abitare come tema delle storie a fumetti che leggiamo? E in che modo questo tema si esprime visivamente? Sono queste le domande alla base di questa edizione di Ad occhi aperti”.
L’appuntamento è dal 23 al 26 novembre prossimi a Bologna, con un evento speciale in programma il 18 novembre con Manuele Fior e Sammy Stein. In quell’occasione inaugureranno le due mostre dedicate al tema dell’abitare. Da un lato, la collettiva Qui? Come abitare oggi? alla Sala Museale Elisabetta Possati del Quartiere Santo Stefano (via Santo Stefano 119), con le opere di 5 autori – Jérôme Dubois, Marijpol, Erik Svetoft, Lisa Mouchet e Sammy Stein – che hanno lavorato sulle diverse dimensioni dell’abitare e delle sue rappresentazioni, in un presente fortemente caratterizzato dall’incertezza collettiva sull’abitabilità del pianeta nel presente e nel futuro, dall’abitabilità della Rete, dall’esperienza di una pandemia che ha generato una frattura tra interno ed esterno, dalle mutazioni delle città. Artisti che mettono in scena uno squilibrio nuovo nel rapporto tra noi e lo spazio, che nasce nel momento in cui ci rendiamo conto che non ne abbiamo davvero il controllo, e che forse non siamo neppure coloro che possono avere più voce in capitolo su come si può leggere e prevedere il mondo fuori di noi.
Il lavori in mostra esibiscono un nuovo approccio nel raccontare storie e rappresentare spazi: quelli di Jérôme Dubois con rigore stilistico esplora la fascinazione per le rovine, portando la bellezza nei luoghi della catastrofe; le storie di Marijpol indagano il rapporto tra i corpi disegnati e gli sfondi su cui si muovono; gli universi narrativi dello svedese Erik Svetoft sono specchi distorti delle ingiustizie e delle storture del nostro mondo; Lisa Mouchet si muove al confine tra fumetto e illustrazione nel rappresentare architetture, interni e paesaggi abitati da presenze spettrali; infine Sammy Stein porta il fumetto agli estremi della sperimentazione e realizzerà una produzione apposta per “Ad occhi aperti”. Lo stesso Stein condurrà un workshop intensivo in cui creare storie a fumetti a partire dalla rappresentazione dello spazio.
Accanto alla collettiva, sarà realizzata una seconda mostra che si pone come vera e propria produzione artistica attraverso il coinvolgimento diretto nella progettazione della fumettista Eliana Albertini e della fotografa Valentina D’Accardi: combinando fumetto e fotografia cercheranno di raccontare il senso dell’abitare attraverso il rapporto con gli oggetti e la dimensione intima degli spazi quotidiani. Le due artiste hanno immaginato una “convivenza fantastica” tra un personaggio reale, la nonna di D’Accardi, protagonista di una delle sue indagini fotografiche che esplorano la dimensione della memoria e lo spazio intimo, e uno immaginario, la protagonista di Anche le cose hanno bisogno, graphic novel di Eliana Albertini uscito per Rizzoli nel 2022 e vincitore del premio Boscarato nello stesso anno. La mostra, in programma nella Sala Museale Giulio Cavazza del Quartiere Santo Stefano (via Santo Stefano 119), è un esercizio di archeologia degli oggetti, in apparenza ordinari, che abitano le nostre case e fanno parte del paesaggio intimo di ognuno di noi; lo sguardo delle due artiste si sofferma su tutte quelle cose che, lontanissime dall’estetica Ikea che rende le case contemporanee uniformi, rivelano le tracce di chi le abita.
In programma anche la pubblicazione del volume Qui? Come abitare oggi, che, oltre ad accompagnare i visitatori nella scoperta delle mostre e degli ospiti, raccoglie in una serie di saggi critici le riflessioni del gruppo di lavoro che ha curato “Ad occhi aperti”: una riflessione a tutto tondo che, a partire dal disegno, si interroga sugli immaginari visivi intorno al tema dell’abitare, e a cui si legano le mostre e gli eventi in programma, a partire dalle personali di Miguel Vila e di Samuele Canestrari, costruite attorno al tema dell’abitare. La prima mostra il lavoro di studio quasi antropologico sul nord Italia di Vila, uno dei giovani talenti italiani più attenti al lavoro sul paesaggio, di cui è appena uscito per Canicola il terzo graphic novel, Comfortless. La seconda mostrerà, tra le altre, le tavole dell’ultimo libro di Canestrari, Urlare la morte con la testa nel cuscino e quelle del progetto Alice abita ancora qui, realizzato assieme ad Ahmed Ben Nessib, entrambi editi da Tricromia.
“Ad occhi aperti” ha l’ambizione di funzionare come un radar, esplorando le forme del disegno più capaci di cogliere gli indizi di ciò che accade nei mondi che abitiamo, e appoggiandosi al fumetto per raccontare il presente.