I parenti degli ostaggi israeliani tra attesa e paura – askanews.it

I parenti degli ostaggi israeliani tra attesa e paura

La nonna sopravvissuta all’Olocausto: sono senza parole
Ott 26, 2023
Milano, 26 ott. (askanews) – Omer Wenkert, 22 anni, era al festival musicale nel deserto quando sono arrivati i guerriglieri di Hamas. Oggi a Tel Aviv tutta la sua famiglia, dal padre alla nonna, è in apprensione, in continua attesa di notizie degli ostaggi portati a Gaza.

“Il 7 ottobre, alle 6,30 abbiamo sentito le sirene, siamo andati in un rifugio, abbiamo chiamato Omer – ricorda il padre Shai – Non sapevamo che fosse al festival Nova. Ci ha detto: ‘Sto bene, ci sono dei missili, vado in un rifugio e aspetto che qualcuno venga a portarci fuori’. Stava sentendo spari ed esplosioni”

“Non possono fare una selezione. Non è possibile che americani, italiani, francesi escano e gli israeliani restino”, ha aggiunto Shai Wenkert, riferendosi ai primi rilasci di ostaggi stranieri.

La nonna di Omer è sopravvissuta all’Olocausto e alla sua età non pensava di vivere nuovi incubi.

“Non ho parole. Ho appeso una sua grande foto vicino al mio letto e lo guardo e parlo con Dio per riportarlo a casa. È molto difficile per una nonna che ha raggiunto questa età sapere che suo nipote è prigioniero”, ha detto Tsili Wenkert, 82 anni.

“Qualcuno ha pubblicato una foto su Facebook, ed è stato allora che l’ho visto, con addosso solo la biancheria intima, con le mani legate dietro la schiena, in un camion appartenente ai terroristi. È così che sappiamo che è stato portato a Gaza”, ha aggiunto la nonna di Omer.

Ad aiutare i parenti dei dispersi e degli ostaggi molti team tecnologici israeliani che hanno unito le forze per incrociare i dati, tra foto familiari, foto sui social e geolocalizzazione, e capire chi è disperso, chi è morto e chi è in ostaggio di Hamas.

“C’è un cittadino su una moto. Possiamo confrontare queste foto con quelle che abbiamo ricevuto dalle famiglie. In questo modo stiamo facendo una corrispondenza e cercando di trovare le persone scomparse e rapite”, ha spiegato Rafael Franco, coordinatore del progetto di ricerca degli israeliani scomparsi.

“Ci stiamo concentrando per capire se sono vivi. Voglio portare delle prove. Questo è quello che stiamo cercando di raccogliere. E sì, stiamo raccogliendo ogni giorno tutte le nuove foto, tutti i nuovi video e credo che sia un processo che alla fine ci permetterà di dire sempre di più sugli ostaggi”.