Aree costiere resilienti: le strategie dell’European Marine Board – askanews.it

Aree costiere resilienti: le strategie dell’European Marine Board

La laguna di Venezia tra i tre casi studio in Europa
Ott 17, 2023

Roma, 17 ott. (askanews) – Le coste europee si trovano ad affrontare pressioni molteplici, comprese quelle derivanti dall’aumento delle emissioni di gas serra, come ad esempio l’innalzamento del livello del mare, il riscaldamento degli oceani, l’acidificazione degli oceani ed eventi estremi, ma anche per la presenza di attività localizzate come la pesca, l’acquacoltura, lo smaltimento dei rifiuti e l’urbanizzazione costiera. Le possibili soluzioni per affrontare la situazione prevedono un approccio sistemico, che tenga in considerazione le dinamiche tra le società costiere e gli ecosistemi come parte di sistemi socio-ecologici interconnessi.

In questo contesto, l’European Marine Board (EMB), principale think tank europeo nell’ambito delle politiche delle scienze marine, nato con lo scopo di far avanzare la ricerca marina e colmare il divario tra scienza e politica, – informa una nota – ha recentemente presentato un nuovo Position Paper denominato “Building Coastal Resilience in Europe” che presenta raccomandazioni politiche e scientifiche chiave su come promuovere la resilienza costiera e migliorare la capacità di far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici e di altre pressioni costiere.

“Costruire e migliorare la resilienza delle zone costiere alle pressioni richiede sistemi socio-ecologici che possano persistere, adattarsi o trasformarsi mantenendo le loro funzioni essenziali per fornire servizi ecosistemici sia alla natura che alle persone” spiega Donata Canu, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS che ha partecipato al gruppo di lavoro dell’EMB.

“Il documento considera le principali pressioni cui devono far fronte i sistemi socio-ecologici costieri europei e fornisce una panoramica dei concetti e delle linee per lo sviluppo della resilienza costiera, in un approccio in sei fasi per il loro utilizzo nella gestione costiera” spiega Canu. “La resilienza – precisa la ricercatrice – è un gioco di equilibri che si raggiungono solo attraverso un’attenta gestione capace di considerare tutti gli aspetti in gioco e le loro relazioni, ma è soprattutto un impegno a preservare le potenzialità e le risorse umane e naturali, affinché possano esprimersi al meglio e rispondere alle pressioni esterne e mantenere gli equilibri”.

Nel documento, presentato ufficialmente a Vigo, Spagna, in occasione della conferenza EurOCEAN, vengono inoltre descritti gli strumenti per costruire la resilienza costiera, con un focus specifico sulla protezione costiera e le soluzioni basate sulla natura, nonché le barriere e i fattori abilitanti alla loro attuazione e vengono presentati tre casi di studio in tutta Europa: la penisola di Maharees in Irlanda, la Laguna di Venezia in Italia e la costa belga per dimostrare i concetti chiave.

La Laguna di Venezia, patrimonio Unesco, è un sistema di inestimabile valore, ma anche fragile e vulnerabile alle pressioni indotte dai cambiamenti climatici e dal turismo di massa. “Tra i casi studio non potevano mancare la Laguna di Venezia e la sua millenaria esperienza di governance del sistema socio-ecologico attraverso una continua ricerca di equilibri volti a mantenere il funzionamento del suo sistema idrologico ed ecologico a garanzia dei servizi ecosistemici” spiega Donata Canu. Tuttora, ma soprattutto in passato, i servizi ecosistemici offerti dalla Laguna alla città di Venezia erano, infatti, fondamentali per la sicurezza, la protezione dagli eventi estremi e per mantenere attività quali la pesca e l’acquacoltura.

“Nel grande laboratorio di sostenibilità che è Venezia possiamo imparare a costruire la resilienza, attraverso una rilettura della storia del legame tra Laguna, città e attività umane, metterla in pratica analizzando i dati e le informazioni e progettando soluzioni, comprese le ‘nature based solutions’, per rispondere alle pressioni, e proiettarla al futuro, mobilitando saperi, elaborando e proiettando scenari di governance e di cambiamenti” conclude.