Pordenone, 12 ott. (askanews) – “Viviamo una stagione in cui la vicenda vera da affrontare è legata alla necessità di mettere insieme la sanità e il sociale. Siamo tutti consapevoli di essere ormai arrivati a un punto di non ritorno, in una fase con risicati spazi di manovra. Per il bene della comunità e delle generazioni che verranno dopo di noi dobbiamo agire, e farlo subito, per definire un nuovo progetto di società”.
Lo ha sottolineato con forza a Pordenone, l’assessore alla Salute e politiche sociali del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, intervenuto al convegno “Salute, ecologia, lavoro. In ascolto e dialogo per il bene comune”, un incontro promosso dalla Commissione per la pastorale sociale della Diocesi di Concordia-Pordenone in occasione della Tredicesima settimana sociale 2023, con un focus su “Visione, urgenze e scelte per i servizi sanitari territoriali”, evento ospitato nel centro culturale Casa Zanussi.
Riccardi si è soffermato a lungo su molti temi che rappresentano le sfide da affrontare necessariamente nel campo della salute: “La nostra Regione – ha ricordato ad esempio – è in 18esima posizione, in Italia, in termini di natalità, ed è la seconda in termini di anzianità. Dobbiamo guardare in faccia la realtà per quello che è, e affrontata con grande serietà, responsabilità e coesione, anche tra forze politiche e le forze sindacali” “In Friuli Venezia Giulia, in 10 anni, la natalità è calata del 30% circa. Si è passati dai 10mila nati del 2012 a una previsione, per fine 2023, che chiude su 7300 nuovi nati. Ciononostante oggi abbiamo gli stessi punti nascita e gli stessi posti letto nelle strutture per non autosufficienti. Dobbiamo cambiare subito il modello: i dati parlano chiaro. Non abbiamo il tempo, né la forza o la volontà di capire di chi è la colpa di questa situazione, perché le energie sono veramente poche e vanno messe a sistema, unite”, ha rimarcato l’assessore regionale alla Salute.
L’altro grande tema, ha continuato poi Riccardi “è la ‘gigantesca’ la domanda di salute: noi siamo ancora tra le 6-7 Regioni italiane che garantiscono i livelli standard di assistenza, al di là delle tante difficoltà, ma se non mettiamo mano subito al sistema, il sistema non reggerà e i nostri livelli di performance saranno destinati a scendere sotto quella soglia”.