Roma, 7 ott. (askanews) – Un campo di basket in materiale antitrauma e colorato per i bambini e i ragazzi seguiti dalla neuroriabilitazione del Bambino Gesù di Palidoro: “L’isola di Carlo” è stata realizzata grazie alla donazione della famiglia Benedizione ed è intitolata alla memoria del figlio Carlo. L’opera è stata realizzata grazie alla donazione di circa 55.000 euro della famiglia attraverso la Fondazione Bambino Gesù Onlus. All’inaugurazione hanno partecipato il direttore sanitario dell’Ospedale, Massimiliano Raponi, il segretario generale della Fondazione Bambino Gesù Onuls, Francesco Avallone, il presidente del Comitato Italiano Paralimpico della Regione Lazio, Armando Marco Iannuzzi e la famiglia Benedizione.
“L’isola di Carlo” consiste in mezzo campo da basket con canestro unico, regolabile in altezza per le differenti esigenze di gioco, realizzato con una speciale gomma in materiale ecosostenibile, antitrauma e colorato. Si tratta di uno spazio per lo svolgimento della pratica sportiva dei bambini e dei ragazzi in carrozzina che consente un significativo ampliamento delle attività riabilitative e terapeutiche, già avviate con la bicicletta adattata. Si chiama attività sportiva adattata quella rivolta alle persone che non sono in grado, per diversi tipi di motivi, di partecipare alle normali attività sportive.
La famiglia Benedizione ha deciso di realizzare quest’opera per esaudire il desiderio del figlio che quando era ricoverato in Ospedale aveva espresso la voglia di aiutare i bambini e i ragazzi che aveva incontrato durante la sua degenza. «Carlo era un ragazzo che amava lo sport. Si era infatti laureato in diritto sportivo. Il progetto del campo da gioco è stato realizzato da un suo compagno di classe, diventato architetto, e i colori sono un omaggio alla sua personalità solare e vivace» racconta la mamma, Maria Grazia Benedizione.
«La realizzazione di questo campo rappresenta un punto di arrivo per la famiglia e un punto di partenza per noi clinici della neuroriabilitazione – spiega la dottoressa Gessica Della Bella, responsabile dell’Unità Operativa di Attività Sportiva Adattata -La linea di confine tra riabilitazione e sport adattato è infatti sempre più sottile. Il nostro obiettivo è quindi quello di integrare lo sport nel progetto riabilitativo, perché abbiamo visto che lo sport adattato dà la possibilità ai bambini unici e speciali come quelli seguiti da noi di poter arrivare a un gesto funzionale e a svolgere l’attività sportiva come i pari età».
I bambini e i ragazzi che saranno avviati all’attività si sottoporranno a una valutazione clinico-riabilitativa da parte di un team interdisciplinare, composto da medici dello sport, fisiatri, fisioterapisti, personale laureato in scienze motorie, esperti in attività fisica adattata. Si prevede di includere nel primo anno di attività 50 giovani di età compresa tra i 5 e i 16 anni.