Città del Vaticano, 2 ott. (askanews) – Com’è possibile “sbattere” lo Spirito Santo o la riflessione e il discernimento fraterno “in prima pagina? Come si fa a tramutarli in “notizie”, intese come caso o episodio proposto all’opinione pubblica, con i codici ben oliati del sensazionalismo e della contrapposizione e del solo impatto emotivo? Difficile dirlo. Eppure il fronte ultra-conservatore all’interno della Chiesa cattolica, con diramazioni fuori dall’ambito ecclesiale, sembra aver aperto un nuovo fronte, sconosciuto e quasi mal visto fino ad oggi: quello della trasparenza comunicativa per i lavori sinodali che, di fatto sono iniziati, e che verranno inaugurati ufficialmente mercoledì da Papa Francesco in Vaticano. La posta è alta, malgrado quanto si creda, e va alla stessa essenza della Chiesa, della sua funzione e del suo servizio all’uomo. C’è chi ha fatto notare che la sinodalità racchiude in sé la scelta se puntare alla Chiesa conciliare o ad una clericale. Una partita, quindi, non da poco.
Anche per questo si stanno affilando le armi e gli attacchi sembrano non escludere i colpi, più o meno bassi. Naturalmente il primo target è proprio Papa Francesco accusato da settori conservatori della Chiesa di voler stravolgere i bimillenari equilibri (di potere) all’interno di Santa Romana Chiesa, di minare la dottrina in nome di un presunto relativismo, e di conseguenza di poca attenzione a quei “valori non negoziabili” che si traducono in campo politico-sociale.
Ed è così che in questa vigilia sinodale si nota un alzarsi della temperatura, un clangor di sciabole sempre più acuto e un ricorso ad ogni mezzo, financo a polemiche sul non apparire del crocifisso sul petto di un neo-cardinale durante il ricordo alla Camera dei Deputati, del defunto ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, amico “laico” di Bergoglio o contando i presenti alla veglia ecumenica di sabato scorso in piazza San Pietro, come termometro del gradimento di Francesco.
Sembra rimasto senza appello e, peggio, senza ascolto, l’invito del prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini che si è adoprato per cercare di rassicurare i giornalisti, e a più riprese, sull’impegno alla comunicazione, la più estesa possibile, di un evento, quello del Sinodo sulla sinodalità, che vedrà convergere a Roma 365 votanti, non tutti vescovi. Un evento che si presenta come un “mare aperto”, senza “posizioni preconfezionate”, ci è stato assicurato da un porporato nei giorni scorsi, e che andrà nella direzione di una franca, quanto fraterna discussione, cercando la massima convergenza possibile.
Città del Vaticano, 2 ott. (askanews) – Uno stile, quello sinodale, che rappresenta una novità praticamente assoluta all’interno della cattolicità e che parte dalla consapevolezza, ci ha confermato lo stesso porporato, che “anche il Santo popolo di Dio è fonte di Rivelazione”. Per i temi trattati e per lo stile che si intende adottare è chiaro, allora, che la funzione dello “Spirito Santo” non potrà che essere decisivo per lo svolgimento e le conclusioni dei lavori quanto deflagranti potranno essere le contrapposizioni preconcette, gli arroccamenti e il rifiuto di ogni dialogo. Non per nulla, lo stesso Papa ha insistito sulla necessità di mettere al bando “chiacchiericcio” e malevolenze o impostazioni con uno stile da partiti politici. Una preoccupazione ben presente al pontefice, che ha fortemente voluto il Sinodo, e che lo ha portato a dire che ad oggi le opposizioni a questa modalità di vivere la Chiesa sono frutto di “ideologie” ben precise.
Ma, come detto, i settori più conservatori e i loro organi di diffusione, hanno già iniziato a preparare il terreno e il fuoco di sbarramento parlando esplicitamente di un Sinodo “senza trasparenza, senza parresia e censurato”, e “condannato al disastro mediatico perché fa saltare la linea dirimente tra vero e falso”. Quindi, “nessuna trasparenza e nessuna comunicazione vera con i media. Solo comunicazione istituzionale. – si è letto – Non dialogo, solo monologo, proprio nei giorni in cui si è parlato di ‘Chiesa in dialogo con il mondo, aperta e in cammino'”.
In attesa che lo Spirito faccia la sua parte, certamente le pedine si stanno muovendo preventivamente sul fronte anti-Bergoglio. Se in questi giorni è stata fatta recapitare al Papa una lettera a firma di cinque cardinali (tre dei quali untranovantenni) chiedendo chiarimenti e di fatto bacchettando il Papa su questioni come l’ordinazione femminile, l’abolizione del celibato, l’immancabile questione delle coppie gay, e delle regole per la gestione condivisa delle diocesi, domani pomeriggio, in un teatro a pochi passi da Santa Marta, si ritroveranno i nostalgici per un incontro-assemblea il cui titolo è già tutto un programma: “La Babele sinodale”. Un incontro organizzato, è stato spiegato, “alla viglia dell’apertura di un Sinodo non più propriamente ‘dei vescovi’, dato l’inserimento tra i 365 votanti di un 20% che non lo è”. A prendere la parola saranno il cardinale Raymond L. Burke, il padre Gerald Murray e il professor Stefano Fontana.