Roma, 2 ott. – “La disciplina dell’equo compenso è in vigore da soli 4 mesi, eppure già registriamo il tentativo di indebolire la portata di una norma che nasce per riequilibrare il potere contrattuale dei professionisti rispetto a P.A., banche, assicurazioni e grandi imprese. Abbiamo convintamente chiesto e sostenuto questo provvedimento perché argina lo scempio del lavoro professionale gratuito e delle gare con valore a base d’asta di un euro, consolidando un principio di civiltà giuridica che tutela l’interesse collettivo alla qualità delle prestazioni professionali. Va proprio in questa direzione la delibera Anac n. 343 del 20 luglio scorso che contesta l’operato di una Stazione appaltante per non aver tenuto conto delle novità apportate dalla legge 49/2023 sull’equo compenso”, dichiara il Presidente della Fondazione Inarcassa, ing. Andrea De Maio.
Malgrado alcuni significativi passi in avanti, anche nei bandi pubblicati, Fondazione Inarcassa deve denunciare il tentativo, mosso dai contraenti forti, di ridimensionare la portata della nuova norma. Va detto che l’equo compenso è già compatibile con il nuovo codice dei contratti, sia nel sottosoglia che nelle procedure di rilevanza europea. Difatti, negli affidamenti diretti va escluso il confronto competitivo sulla base dei preventivi, né è giustificabile il ribasso sui compensi determinati dall’applicazione dell’allegato I.13 del nuovo Codice, poiché il rispetto dei principi codicistici è garantito dal meccanismo di rotazione. Parimenti, va garantita l’applicazione dell’equo compenso per i servizi di ingegneria e architettura di importo pari o superiore a 140.000 per i quali la norma prevede l’aggiudicazione con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; è infatti possibile, ai sensi del comma 5 dell’art. 108 del nuovo codice, limitare il confronto concorrenziale ai soli profili qualitativi delle offerte, azzerando il peso della componente di prezzo. Scelta quest’ultima che appare la più idonea a garantire sia un adeguato livello qualitativo dei servizi tecnici, sia il rispetto dell’equo compenso per i professionisti.
“Riteniamo che questa sia l’unica applicazione possibile della norma, tanto più che non stiamo parlando dell’esecuzione di meri servizi standardizzati, ma di prestazioni intellettuali da cui dipende, soprattutto, la sicurezza dei cittadini. Dobbiamo infine ricordare che l’approvazione della legge sull’equo compenso è avvenuta in primavera con il voto unanime del Senato e a larghissima maggioranza alla Camera. La Politica, in modo trasversale, ha intercettato un’esigenza reale di riequilibrio nei rapporti tra Committenti forti e liberi professionisti. Non possiamo più consentire che le pressioni di alcuni poteri forti mettano nuovamente in discussione l’interesse collettivo alla qualità delle prestazioni professionali. Anzi alla Politica chiediamo di compiere un ulteriore passo in avanti per rafforzare il principio dell’equo compenso con l’aggiornamento, quanto prima, dell’attuale decreto parametri, considerato che numerose prestazioni professionali, alcune anche legate al PNRR, non sono neppure in esso contemplate”, conclude il Presidente De Maio.