Roma, 2 ott. (askanews) – Tra clima e peronospora produzione vitivinicola in calo di circa il 14%, con punte del 50% nel Sud Italia, ma una buona qualità del raccolto, grazie all’assenza di umidità e per le elevate escursioni termiche tra il giorno e la notte. E’ il quadro della vendemmia 2023 fatto da Coldiretti al termine di una stagione complessa dal punto di vista meteorologico.
La raccolta in corso per il Sangiovese, il Montepulciano, i Trebbiani e i Lambrusco si protrarrà fino alla fine di ottobre per le varietà tardive come Cabernet, Aglianico, Nerello, Nebbiolo e nelle zone a quote più elevate come la Valtellina e l’Etna.
La produzione italiana, stima la Coldiretti, dovrebbe scendere intorno ai 43 milioni di ettolitri contro i 50 milioni registrati la scorsa stagione, facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Italia nell’ultimo secolo insieme al 1948, al 2007 e al 2017. In Italia si attende comunque una produzione di qualità, ma per quanto riguarda i volumi molto dipende dal clima.
In base alle proiezioni, in assenza di ulteriori eventi avversi, per la conquista del primo posto come produttore mondiale di vino si prospetta un testa a testa fra l’Italia e la Francia, che sta facendo i conti con malattie della vite e maltempo, mentre la Spagna dovrebbe restare terza con 36,5 milioni di ettolitri e un calo dell’11% rispetto allo scorso anno.
Per il Sud questo è stato un annus horribilis: ci sono regioni importanti come Sicilia e Puglia, che rappresentano oltre 1/5 di tutto il vino del Belpaese, con perdite tra i filari fino al 40%, ricorda Coldiretti, mentre in alcune zone fra Molise e Abruzzo si registra un crollo anche del 60% dei grappoli da raccogliere. La situazione è difficile anche in Toscana, ma migliora spostandosi verso Nord, dove le rese sono stabili o crescono leggermente rispetto lo scorso anno. Il Nord quest’anno dovrebbe produrre il 65% di tutto il vino nazionale.