Milano, 21 set. (askanews) – Grazie ad attrezzatura adeguata, commercializzazione e adattamento, la Tunisia è riuscita nel giro di pochi anni a trasformare il granchio blu da flagello a risorsa economica, con questa specie invasiva che oggi rappresenta il 25% delle esportazioni complessive di pesce del Paese, con 48 aziende coinvolte. Lo rivela il WWF, spiegando che nel 2014 hanno iniziato a proliferare sulle coste del Paese africano la specie atlantica “Callinectes sapidus” (quella che oggi sta flagellando l’Italia) e quella tropicale “Portunus segnis”. Se all’inizio dell’invasione, i pescatori tunisini pensavano solo a come eliminarle, “ora assieme a ricercatori, Ong e autorità, sono preoccupati di fronte ai primi segni di sovrasfruttamento e si chiedono come gestirne la pesca in modo sostenibile”.
“Oggi in Tunisia quella del granchio blu è una filiera completa che include e dà lavoro a pescatori, donne, trasporto e logistica, aziende di trasformazione e commercianti” evidenzia il WWF, sottolineando che “nel 2021 in Tunisia l’export di granchio blu ha raggiunto le 7.600 tonnellate per un valore di 24 milioni di dollari, una cifra raddoppiata rispetto al 2020”. Il mercato principale è quello asiatico, a cui si sono aggiunti Italia, Spagna, Stati Uniti e i Paesi del Golfo Persico.
“L’Italia di oggi è la Tunisia del 2014: prevedere quanto sta accadendo oggi sarebbe stato possibile, e una gestione con una vera visione a lungo termine e non miope di fronte al tema del cambiamento climatico ci avrebbe premesso di arrivare preparati” ha dichiarato Isabella Pratesi, direttore del Programma di Conservazione di WWF Italia, aggiungendo che “possiamo ancora imparare dall’esperienza dei nostri vicini, evitando di compiere errori, come l’utilizzo di sistemi non selettivi, soprattutto sotto-costa, che potrebbero essere fatali per i nostri mari già duramente impoveriti e danneggiati dalle attività umane e dal cambiamento climatico, e adottare una vera gestione adattativa, imparando a gestire nuove risorse ittiche come il granchio blu che possono fornire una fonte di guadagno alternativa a pescatori e agli operatori di tutta la filiera”.
Il Mediterraneo è il mare più colpito dall’invasione di specie aliene: circa 986 specie secondo una lista redatta dal WWF nel 2021, di cui il 10% sono catalogate come “invasive”, ovvero, potenzialmente dannose per l’economia e l’ambiente. L’unica soluzione è, ogni qualvolta possibile, adattarsi e trasformare questo cambiamento in opportunità.