Milano, 14 set. (askanews) – Il carcinoma uroteliale è la forma più comune di tumore alla vescica e colpisce le cellule che ricoprono le vie urinarie. Una patologia poco conosciuta ma molto diffusa – 29 mila nuovi casi all’anno soltanto in Italia – che impatta pesantemente sul benessere e la qualità della vita dei pazienti.
“Un paziente, anche se ha fatto l’intervento di ricostruzione, ha incontinenza urinaria – spiega ad askanews Patrizia Giannatempo, oncologo medico SS di Oncologia Genito-Urinaria dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Quindi cosa vuol dire? I pazienti che vanno fuori con gli amici, i pazienti nella loro normale vita devono sempre pensare se c’è un bagno vicino, ‘ho l’incontinenza urinaria mi sono portato i pannoloni di ricambio?’. Anche nella vita relazione di coppia c’è un rischio altissimo di impotenza sessuale. Quindi stiamo parlando di una malattia che ha impatto sociale e di qualità della vita enorme”.
Il tumore uroteliale può essere localmente avanzato o metastatico. Ed è proprio per combattere questi casi più gravi di carcinoma che in Italia arriva un’arma in più: l’Aifa ha infatti dato il via libera alla rimborsabilità di un nuovo anticorpo farmaco coniugato sviluppato da Astellas Pharma: “Il nome è enfortumab vedotin: è un farmaco innovativo che grazie agli effetti appunto sul paziente e agli studi registrativi, ha portato a un incremento della sopravvivenza del paziente, a un miglioramento della qualità di vita del paziente, a un aumento della durata delle risposte – assicura Daniele Santini, professore ordinario di Oncologia Medica all’Università Sapienza di Roma e direttore Uoc Oncologia del Policlinico Umberto I di Roma -. E quindi non si può che chiamare rivoluzione nell’ambito appunto del trattamento del tumore uroteliale”.
Per i massimi esperti del settore non ci sono dubbi: a volerlo paragonare con le terapie tradizionali, l’effetto è straordinario: “L’arrivo di questo farmaco – sottolinea ancora Giannatempo – ha davvero rivoluzionato quella che è la vita dei nostri pazienti”.
“Il paziente ha un ‘effetto Lazzaro’, cioè sta meglio – precisa ancora Santini -. E questo effetto si osserva anche dopo 1 o 2 mesi dall’inizio del trattamento quindi anche molto precoce. Fino a prima dell’enfortumab si utilizzavano dei farmaci chemioterapici che purtroppo non avevano dimostrato di impattare sulla sopravvivenza del paziente. Quindi questo è il primo farmaco che ha dimostrato l’incremento di sopravvivenza e un beneficio clinico in un setting così avanzato di tumore uroteliale”.
Una tappa all’interno di un percorso più ampio per Astellas, multinazionale farmaceutica che opera in oltre 70 paesi in tutto il mondo:”L’impegno di Astellas nell’ambito uroncologico non nasce oggi. E’ una partnership consolidata e molto ben radicata che oggi si rafforza – ci racconta l’amministratore delegato Fulvio Berardo – La pipeline di Astellas tocca varie arie terapeutiche ma nell’ambito dell’oncologia è certamente una corsia preferenziale che abbiamo imboccato e che contiamo di consolidare non soltanto con questa molecola ma con altre che nel breve periodo arriveranno nel nostro portfolio”.
“L’obiettivo – sottolinea ancora il manager – è quello di migliorare la qualità di vita dei pazienti e dare ai clinici che li hanno in cura delle nuove opportunità per trattare una malattia che molto spesso mette questi pazienti davanti a sfide importanti. Noi siamo qua a fianco della comunità scientifica”.