Roma, 12 set. (askanews) – Enpa, Leidaa e Oipa, hanno impugnato davanti al Consiglio di Stato il provvedimento monocratico del TAR di Trento nella sola parte in cui dispone la cattura di F36. Infatti, secondo le tre associazioni la reclusione di mamma-orsa, al Casteller o in altra struttura individuata dalla Provincia di Trento, è ingiustificata poiché, come si legge nella sentenza del Tribunale Amministrativo, il plantigrado non è un animale pericoloso. Al riguardo giova peraltro rammentare che la ricostruzione del primo falso attacco di F36, quello in cui sono rimasti coinvolti due cacciatori che avevano disturbato l’orsa, non ha convinto lo stesso TAR. Ad allarmare le tre associazioni animaliste non è soltanto la privazione della libertà di un animale innocente ma, anche, la sorte del cucciolo di F36. Da solo e senza le dovute cure materne, il piccolo potrebbe non essere in grado sopravvivere alla vita in natura. «Ci troviamo in una situazione paradossale. La cattura di mamma-orsa, che pure le risparmierebbe la vita rispetto all’ordinanza faunicida di Maurizio Fugatti da noi impugnata, finirebbe nei fatti per condannare a morte il suo piccolo, che in questa vicenda non ha alcuna parte». Il provvedimento di cattura contenuto nella sentenza di ieri del TAR di Trento, questo il paradosso, si troverebbe a produrre quegli stessi effetti – morte di un orso non pericoloso – che quella stessa sentenza intendeva evitare. Anche per questo, le tre associazioni ricorrenti auspicano che il Consiglio d Stato, possa valutare positivamente tali rilievi. «C’è pochissimo tempo. F36 – concludono Enpa, Leidaa e Oipa – è radiocollarata e potrebbe essere catturata da un momento all’altro».