Roma, 5 set. (askanews) – Dalle immagini satellitari si vede una lunga fila di veicoli in mezzo al fango. I partecipanti al festival Burning Man nel deserto del Nevada possono finalmente tornare a casa dopo la pioggia torrenziale, il quantitativo di 2-3 mesi in poche ore, che si è abbattuta sulla loro grande festa. In 70mila sono rimasti bloccati in un pantano, tra strutture distrutte.
“Le operazioni di esodo sono ufficialmente iniziate a Black Rock City”, hanno dichiarato gli organizzatori, annunciando la revoca del divieto di circolazione, imposto per il pericolo con le precipitazioni eccezionali. In tanti, nonostante l’invito a ritardare le partenze per evitare un’enorme congestione all’uscita, hanno provato a fuggire subito.
“Quelli con i camper ci hanno invitato a entrare quando fuori pioveva. Ora i miei piedi sono asciutti e ho caldo, quindi sono felice” dice un ragazzo del Maine pronto ad andarsene.
“Beh, ho preso il raffreddore, ma a parte questo, gli ultimi due giorni sono stati davvero buoni. Se non avessi preso il raffreddore e non avessi avuto un amico a cui speravo di far vivere un’esperienza migliore al Burning Man, penso che queste sarebbero state le mie migliori notti qui”, racconta un altro ragazzo di San Francisco.
I cosiddetti “Burners”, vestiti con abiti stravaganti, pronti a esibirsi in performance artistiche nello spirito del festival che culmina con un fantoccio dato alle fiamme, hanno arrancato nel fango con sacchetti di plastica come stivali o a piedi nudi, per ore. Alcuni sono partiti a piedi, di notte, per raggiungere una strada e chiedere un passaggio per tornare alla civiltà. L’aeroporto più vicino è a tre ore di macchina. Ci vorrà altrettanta pazienza per tornare tutti a casa.