Roma, 2 set. (askanews) – In tanti al mercato del pesce Toyosu di Tokyo acquistano presso un banco che promuove il pesce delle tre regioni giapponesi maggiormente colpite dallo tsunami e dalla conseguente catastrofe nucleare del 2011, compresa Fukushima. Il progetto solidale chiamato “Yumeichi Rakuza” è iniziato a luglio e ha coinciso, poco dopo (24 agosto) con lo sversamento in mare delle acque della centrale nucleare nel Pacifico e il divieto cinese di esportare i prodotti ittici nipponici.
“Il volume delle esportazioni si è dimezzato – spiega il commerciante all’ingorsso Noshinobu Yoshihash – e non parlo solo della Cina, ma anche Hong Kong e Macao in un senso più ampio. Ho sentito da persone che lavorano nell’industria che i clienti stanno diventando più rari e che il pesce giapponese viene evitato”, ha aggiunto, affermando che secondo lui il governo avrebbe dovuto fare più comunicazione e dare più rassicurazioni sullo sversamento delle acque radioattive.
“C’è grande richiesta per il pesce da Fukushima – dice Yutaka Hayama, capo di una cooperativa di grossisti di pesce – preferiremmo farne più uso qui nel nostro Paese. Anche se l’export verso la Cina terminerà, questi prodotti non rimarranno invenduti sugli scaffali”.
Il pesce pescato nell’area di Fukushima è eccellente, secondo molti, pochi sono davvero preoccupati.
“Non credo che la prova scientifica debba essere indebolita dalle chiacchiere – afferma un cliente, Yoichi Yamashita – se si rimane calmi, ci si informa e si valuta bene, non è per niente pericoloso”.