Roma, 31 ago. (askanews) – “Non mi fermo, stiamo smaltendo tutto quello che abbiamo visto”, dice al Messaggero Don Antonio Coluccia promettendo di non farsi intimidire e di tornare a Tor Bella Monaca dove è stato aggredito.
“Ero lì come faccio di solito, stavo parlando con qualche persona che mi ripeteva la necessità di dormire la notte e di avere maggiore sicurezza perché molti cittadini sono in balia degli spacciatori. Poi ho cercato di attraversare sulle strisce pedonali per passare dall’altro lato della strada e nel mentre è arrivato questo scooter che quando mi ha visto sulle strisce e si è fermato. Ha detto qualcosa che io non ho compreso e ho fatto un cenno di saluto”, poi è stato “tutto molto veloce, ha accelerato come per investirmi e l’operatore di scorta che mi era accanto mi ha spinto. Sono stato chiuso in un’autoblindata”.
“E’ chiaro che l’atteggiamento di questo ragazzo deve essere attenzionato perché se uno vuole semplicemente passare attende che una persona attraversi la strada. Perché altrimenti questa aggressione come un agguato? Può sorgere qualche dubbio”, dice Don Coluccia.
“Le minacce nelle piazze di spaccio sono all’ordine del giorno perché tocchi i soldi che si fanno e Roma purtroppo vive del narcotraffico”, aggiunge. “Credo che Gesù Cristo sia venuto non per i sani ma per i malati, credo che in questi luoghi vada portato il messaggio della salvezza che è possibile e io devo fare la mia attività pastorale. Questi territori non possono essere territori ‘franchi’ dove non si può entrare”, per questo “c’è bisogno di un intervento di Stato”. Da articolare “in due modalità: la prima, come stanno facendo già le forze dell’ordine, con le indagini e la seconda invece è con la cultura della bellezza. Ovvero pulire le aiuole, raccogliere la spazzatura, togliere il degrado. Se noi lasciamo vivere queste persone nel degrado e nell’abbandono quali saranno i loro valori?”, conclude.