Kharkiv (Ucraina), 30 ago. (askanews) – Dopo l’invasione, in tutta l’Ucraina è partita una controffensiva culturale contro la Russia: centinaia di strade di epoca sovietica rinominate, decine di statue smantellate e la letteratura russa rimossa dagli scaffali. E in nessun luogo questi sforzi sono più evidenti che a Kharkiv, regione di confine in gran parte russofona nel Nord-est dell’Ucraina.
Lo storico ed editore Oleksandr Savchuk racconta che ha raddoppiato la vendita di libri sulla cultura ucraina: “Le persone sembrano sentirsi protette leggendo che di fatto la cultura ucraina esiste, l’arte ucraina esiste, lo Stato ucraino esiste, e che ci sono artisti, pittori, architetti, scultori e figure pubbliche eccezionali tra gli ucraini. Tutto questo ci riguarda. Si tratta di acquisire identità. Ecco perché la gente compra questi libri. “
Mykola Kolomiiets, artista a insegnante, dice che ha smesso di parlare russo: “Quando dicevo qualcosa in russo, sentivo come un sapore sgradevole in bocca, come se avessi mangiato qualcosa di marcio”.
Per Natalya Denisova, artista direttrice creativa del teatro di marionette di Stato, però ora sarebbe sbagliato imporre di non palrare più russo. “Penso che sia molto importante per una persona non spegnere mai il pensiero critico nella propria testa. Non spegnersi come persona capace di pensare e sentire. È tutto molto semplice e chiaro”.
Nel frattempo, molti abitanti bilingui di questa regione decidono spontaneamente di parlare e scrivere ucraino anziché in russo, che un tempo era la lingua culturalmente dominante: un effetto paradossale dell’invasione voluta da Putin, ufficialmente per “liberare” le regioni orientali dell’Ucraina, dove Mosca sostiene che la cultura e la lingua russa fossero discriminate.