Milano, 24 ago. (askanews) – E’ partito il rush finale della IV edizione del Mascagni Festival a Livorno con l’opera Silvano, il dramma marinaresco di Mascagni che ebbe la sua première alla Scala di Milano nel marzo 1895 su versi di Giovanni Targioni Tozzetti, il fedele librettista coautore della più fortunata e celebre Cavalleria rusticana di soli 5 anni precedente. “Si tratta di un titolo mascagnano poco frequentato anche nella sua città natale” – ha spiegato il direttore artistico del Festival Marco Voleri – Un’opera dagli ampi pregi musicali che ha, sicuramente, meritato di essere riascoltata e riscoperta poiché inserita in quella dimensione verista che il nostro Festival vuole mantenere, come campo di studio e di analisi, all’interno della Mascagni Academy”. Il Festival gode del patrocinio del Comitato Promotore Maestro Pietro Mascagni.
Questa sera il secondo appuntamento su Terrazza Mascagni con il reading musicale in prima assoluta “Mascagni incontra D’Annunzio”, con Alessandro Haber e Giampiero Ingrassia. Prodotto dal Mascagni Festival, con il patrocinio del Comitato Promotore Pietro Mascagni, lo spettacolo si avvarrà della mise en scene di Marco Voleri, direttore artistico del Festival, con la partecipazione del soprano giapponese Yuko Tsuchiya e Massimo Salotti al pianoforte: “Già nella passata edizione del Festival – sottolinea Voleri – affrontammo il racconto, non senza punte ironiche, delle personalità di due dei più grandi mostri sacri del panorama culturale italiano di tutti i tempi: Giovanni Verga e Pietro Mascagni, legati dalle vicende di Cavalleria rusticana. Dicemmo, allora, come lo spettacolo intendesse aprire un percorso teso all’approfondimento della vita di Mascagni e dei suoi rapporti con alcuni illustri profili culturali del suo tempo, con il preciso scopo di aprire il festival ad una serie di contaminazioni tra lirica, musica e prosa. È il caso delle vicende legate alla nascita dell’opera Parisina e della ricchezza di rapporti umani ed artistici (e spesso di scontri) con Gabriele D’Annunzio, ancora una volta grazie alla brillante drammaturgia di Alessandro Rossi”.