Fukushima, 22 ago. (askanews) – “Abbiamo chiesto all’azienda Tepco d’iniziare lo scarico in mare delle acque di raffreddamento della centrale di Fukushima, in base al piano approvato dalla Agenzia internazionale per l’energia atomica, a partire dal prossimo 24 agosto”.
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha formalmente avviato l’operazione di riversamento nell’Oceano Pacifico delle acque contaminate – ma trattate – usate per raffreddare i noccioli dei 3 reattori entrati in fusione dopo il devastante tsunami del marzo 2011, a cui si aggiunge l’acqua piovana e quella sotterranea, per un totale di oltre 1 milione e 300mila metri cubi. Un’operazione che dovrebbe durare decenni; almeno fino al 2051, al ritmo di 500 metri cubi d’acqua al giorno.
L’acqua usata per raffreddare i reattori, divenuta a sua volta radioattiva, è stata inizialmente immagazzinata in alcuni silos che ora devono essere svuotati per far posto alle scorie provenienti dai reattori e che si sono accumulate negli ultimi 12 anni.
Va precisato che l’acqua di raffreddamento è stata trattata per eliminare la maggior parte delle sostanze radioattive, ad eccezione del trizio che non può essere rimosso con le tecnologie esistenti. Secondo gli esperti, tuttavia, solo dosi altamente concentrate di trizio sono dannose per la salute.
“Dal punto di vista della protezione dalle radiazioni non c’è nulla di sbagliato nel piano giapponese – ha spiegato Tony Hooker, professore associato del Centro per la ricerca sulle radiazioni dell’Università di Adelaide – per questo, la maggior parte delle agenzie di protezione dalle radiazioni lo hanno approvato”.
Secondo la Tepco (proprietaria della centrale), l’acqua è stata ripulita con il sistema di filtraggio Alps (Advanced Liquid Processing
System) lasciando solo residuali tracce di trizio che, tuttavia, non dovrebbero costituire un pericolo.
Tuttavia il piano giapponese sta sollevando un’autentica levata di scudi, a partire dai pescatori giapponesi che temono la contaminazione della fauna ittica.
Anche i Paesi vicini si sono mobilitati contro la decisione di Tokyo: la Cina accusa il Giappone di scaricare “arbitrariamente” acque contaminate nell’oceano che è di tutta l’umanità e Hong Kong ha imposto un embargo ai prodotti ittici giapponesi provenienti da 10 delle 23 prefetture che esportano pesce in Cina.
Non va meglio con la Corea del Sud dove migliaia di cittadini sono scesi in piazza contro il piano giapponese.