Roma, 21 ago. (askanews) – “Forse la settimana ferragostana ha impegnato tutti gli esponenti del governo nazionale così come la giunta della Regione del Veneto nelle proposte culinarie per affrontare la seria, quella sì, emergenza del granchio blu, ma a guardar bene il bilancio delle azioni concrete della maggioranza di centrodestra a favore dei veneti questo è sicuramente negativo”. Lo afferma Matteo Favero, responsabile Ambiente e infrastrutture del Pd Veneto, che elenca: taglio dei fondi PNRR ai comuni, esplosione della questione migranti, piani di ammodernamento di linee ferroviarie cancellati, vedi il caso della Castelfranco V.to – Maerne, nuovi tagli alla sanità all’orizzonte e da ultimo non finanziato dal Ministero retto da Salvini il ‘piano laghetti’. Un progetto utile sostenuto anche dall’Anbi e da Coldiretti per affrontare la siccità cronica nella nostra regione”.
“E la cosa più grave – aggiunge – è che proprio il Veneto è oggi tra le prime regioni europee per rischi dovuti ai cambiamenti climatici ed è paradossale che questo avvenga sotto gli occhi dell’esperto Commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica Dall’Acqua, veronese. Già in primavera il Pd del Veneto aveva presentato 10 dieci proposte precise per affrontare subito la siccità e il rischio idrogeologico del nostro territorio, che sono: accelerare le procedure per la pulizia degli invasi; attuare con rapidità il noto piano di micro-invasi; promuovere azioni diffuse e capillari di sensibilizzazione di privati, aziende, enti all’utilizzo consapevole e attento della risorsa idrica; realizzare un piano integrato regionale di gestione delle acque che permetta di coinvolgere tutti i soggetti pubblici e privati migliorando così il governo del settore; adottare un efficace Bilancio Idrico, per verificare effettivi fabbisogni, accumuli ed utilizzi della risorsa idrica; promuovere ed incentivare investimenti sulla rete idrica, sulle aziende agricole e sulle attività industriali per il risparmio e il riutilizzo della risorsa idrica; prevedere forme di incentivo o defiscalizzazione in tema idrico, evitando forme di sostegno o di indennizzo scollegate dall’adozione di investimenti in efficientamento; rafforzare le attività di controllo e chiusura dei pozzi abusivi; istituzione di una cabina di regia regionale che eserciti funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per il contenimento e il contrasto della crisi idrica connessa alla drastica riduzione delle precipitazioni e integrata con la presenza delle Autorità di Bacino Distrettuale del Veneto; creazione delle AFI – Aree Forestali di Infiltrazione nelle zone di alta pianura utili a raccogliere e conservare l’acqua, restituendola successivamente in falda. Purtroppo, di queste azioni si è visto ben poco e siamo già in ritardo sul 2024”, conclude.