Rimini, 20 ago. (askanews) – Un salario “corretto” e “rispettoso” delle mansioni svolte è fuori da ogni dubbio. Ma un giovane che si presenta oggi a un colloquio di lavoro chiede all’azienda anche altri “sostegni”: maggiore flessibilità di impegni e di orari, tanta formazione per rimanere al passo con i tempi che cambiano, un aiuto per affrontare le sfide della vita come l’arrivo di un figlio. È questa la sintesi delle testimonianze raccolte al panel “Competenze, talenti e partecipazione al lavoro” promosso al Meeting di Rimini.
Marco Ceresa, Group Chief Executive Officer Randstad Italia, ha presentato i dati di una ricerca condotta ogni anno per “misurare” le richieste di chi si approccia per la prima volta al mondo del lavoro. “Negli anni abbiamo notato della variazioni – ha detto Ceresa -. C’è stato il momento in cui la sicurezza del lavoro era importante oggi lo è meno; c’è stato il momento in cui era importante equilibrio tra vita privata e lavorativa; poi il momento in cui erano importanti soldi e carriera; oggi c’è qualcosa di diverso: le persone giovani cercano un equilibrio soddisfacente tra lavoro e vita privata. La prima domanda del candidato giovane è di conoscere la politica dello smart working dell’azienda”.
I lavoratori di oggi chiedono alle aziende di dare loro una “formazione di qualità” perché hanno capito che quello che loro sanno oggi, probabilmente non sarà valido tra qualche anno. Ma come agire per rispondere tempestivamente alle nuove istanze e necessità al fine di attrarre e trattenere i talenti? Prima di rispondere al quesito, Mauro Nori, Capo di Gabinetto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha presentato i dati sulla situazione lavorativa in Italia. “Da giugno 2022 a giugno 2023 abbiamo 385mila nuovi posti di lavoro, la maggior parte contratti a tempo indeterminato. Abbiamo una riduzione della disoccupazione di 178mila unità e una riduzione del tasso di inattività di 280mila unità. L’economia italiana ha dimostrato alla conclusione della pandemia di avere una capacità reattiva molto importante anche nell’ambito del mercato del lavoro”. Rimane, però, il problema legato all’inverno demografico: “dal 2023 al 2027 si stima che l’Italia avrà bisogno di 3,8 milioni nuovi lavoratori, di cui 2,7 in sostituzione di quelli che cesseranno. L’aspetto demografico non si risolve con azioni congiunturali”. Ecco perché, secondo Nori, occorrono “risposte flessibili” e “capacità di dinamiche di aggiustamento delle competenze”. Per questo “credo che sia antistorico presentare un modello legislativo sul salario minimo”. “Come imprenditore trovo difficoltà ad avere leve, strumenti per assumere nuovi talenti – ha spiegato Stefano Scaroni, Amministratore Delegato Gruppo Deles -. In altri paesi, per esempio in Polonia dove siamo presenti, sugli under 28 abbiamo grandi agevolazioni per assumere, nel nostro paese è un po’ più difficile. Non è neppure da sottovalutare la richiesta dei ragazzi di flessibilità. Negli ultimi cinque anni mi trovo davanti a persone che non cercano la garanzia” del posto fisso, “ma uno spazio, una disponibilità di ascolto. Quando offro a loro opportunità di lungo termine vogliono più libertà, flessibilità, la possibilità di vivere la loro vita liberamente, ambienti di lavoro più interessanti e la responsabilità sociale”. Secondo Manuela Kron, Direttore Corporate Affairs & Marketing Consumer Communication del Gruppo Nestlé in Italia, “per i giovani il lavoro agile è un elemento importante: è importante la carriera, ma anche la formazione. Il pacchetto retributivo deve essere corretto, ma non lo stipendio in sé ma anche quello che ci sta attorno, dalla formazione ad altri pacchetti retribuiti che possono includere varie cose”.
“Il lavoratore cerca oggi tre cose in azienda: dignità, benessere e protagonismo – ha detto il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra -. La dignità di un salario adeguato e di un riconoscimento reale concreto, anche economico, dell’apporto della persona ai risultati dell’azienda. Il benessere di un ecosistema sicuro, di una formazione continua e di qualità, di un welfare negoziato che lo accompagni anche fuori dal posto di lavoro, di flessibilità organizzative capaci di coniugare meglio genitorialità, tempo libero, e lavoro. E poi, il protagonismo di chi non è solo un ingranaggio e dunque ambisce a strumenti di partecipazione attiva e creativa, alla vita, agli utili, alle decisioni dell’impresa. Questo e’ il sentiero tracciato nella nostra proposta di legge sulla partecipazione su cui chiamiamo governo, imprese, forze politiche a convergere responsabilmente in un ampio e costruttivo fronte per un cambiamento equo. Abbiamo bisogno della più grande campagna di ‘emanicipazione’ del lavoro, che richiede lo sblocco di massicci investimenti pubblici e privati per innalzare qualità e quantità dell’occupazione”. La formazione, la riqualificazione, l’innalzamento delle competenze sono “chiavi di volta fondamentali” di questo percorso e baricentro di una nuova cittadinanza del lavoro.