Roma, 18 ago. (askanews) – Nel villaggio costiero senegalese di Fass Boye, si piangono i morti in mare con il sogno di raggiungere l’Europa.
Una sessantina, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), i migranti senegalesi deceduti dopo il naufragio a largo dell’isola capoverdiana di Sal. Erano partiti dal Senagal più di un mese fa, a bordo oltre un centinaio. “I sopravvissuti ci hanno informato che sull’imbarcazione partita da Fass Boye c’erano 111 persone – dice Madiop Boye, capo villaggio – solo 38 sopravvissuti sono rimasti al largo di Capo Verde. Tutti gli altri sono morti”.
Secondo il ministro degli Esteri del Senegal l’imbarcazione era alla deriva dal 10 luglio. Il viaggio dura normalmente circa 10 giorni. “È vero che le partenze in piroga verso l’Europa si sono intensificate negli ultimi tempi – dice Iba Diop, abitante del villaggio – ma io stesso non esiterò a saltare su una piroga e provare, perché voglio soddisfare i bisogni della mia famiglia e non posso permettermelo. Ve lo dico chiaro e tondo: prenderò una piroga e lascerò questo Paese se ci sarà occasione, perché qui non c’è più nulla che ci trattenga: abbiamo perso ogni speranza. L’agricoltura non c’è più, i mari si sono esauriti a causa dei pescherecci stranieri, non abbiamo scelta”.
Le autorità di Capo Verde hanno dichiarato che sei persone sono ancora ricoverate in ospedale. Gli abitanti del villaggio chiedono che i superstiti vengano rimandati a casa insieme ai corpi recuperati dei loro cari.