Lahore, 5 ago. (askanews) – L’ex premier pachistano Imran Khan è stato condannato a tre anni di carcere e a cinque anni d’interdizione dai pubblici uffici al termine di un processo per corruzione.
Khan è stato arrestato sabato 5 agosto 2023 nella sua abitazione di Lahore poco dopo la sentenza del processo che lo vedeva accusato di aver venduto illegalmente dei doni ricevuti da altri capi di Stato – quindi, tecnicamente, di proprietà statale – per centinaia di milioni di
rupie.
Alla notizia della condanna moltissimi sostenitori dell’ex premier sono scesi in piazza scandendo slogan e agitando striscioni in suo favore.
Proprio a loro, poche ore prima della condanna, lo stesso Khan si era rivolto con un videomessaggio chiamandoli alla mobilitazione generale, “per il bene della nazione e il futuro dei loro figli”.
“Vi chiedo di non restare a casa in silenzio – ha detto – vivrete una vita di schiavi se non difendete i vostri diritti e gli schiavi non hanno vite, gli schiavi sono come le formiche che strisciano sul pavimento, non possono volare”.
I legali di Khan hanno annunciato di voler presentare appello ma, a questo punto, è improbabile che lui possa presentarsi alle elezioni del prossimo ottobre, in cui i sondaggi lo davano per favorito.
Per l’ex premier, coinvolto in numerose procedure giudiziarie, si tratta del secondo arresto nel giro di pochi mesi, mentre non pochi tra i vertici del suo partito, il Pti, sono finiti in carcere con l’accusa di incitamento alla ribellione.
Khan era stato allontanato dal governo nell’aprile del 2022 grazie a una mozione di censura: da allora l’ex premier non ha
risparmiato dure critiche alle forze armate che, nel 2018, ne avevano favorito l’elezione per poi voltargli le spalle.