Milano, 3 ago. (askanews) – “In una stagione complessa dal punto di vista meteorologico, la vendemmia 2023 inizia pagando un pesante dazio agli effetti dei cambiamenti climatici che, fra maltempo e ondate di calore, hanno danneggiato i vigneti con la produzione nazionale stimata in calo di circa il 14% ma con crolli fino al 50% nel Centro Sud, facendo segnare, per quelle aree, il peggior risultato del secolo”. E’ quanto emerge dalle prime stime della Coldiretti in occasione dell’avvio della vendemmia in Italia con il distacco del primo grappolo di Pinot Grigio in Sicilia, nell’azienda agricola Giuseppe Provenzano di Alcamo (Trapani).
Nel nostro Paese, tradizionalmente, la raccolta sui 658mila ettari coltivati a livello nazionale “inizia con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay, prosegue a settembre ed ottobre con la Glera per il Prosecco e con le grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e si conclude a novembre con le uve di Aglianico e Nerello”.
“La produzione italiana dovrebbe scendere intorno ai 43 milioni di ettolitri contro i 50 milioni registrati la scorsa stagione, facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Italia nell’ultimo secolo, assieme al 1948, al 2007 e al 2017” continua l’associazione degli agricoltori, aggiungendo che “in Italia si attende comunque una produzione di qualità, ma per quanto riguarda i volumi molto dipende dall’evoluzione delle temperature e delle precipitazioni nelle prossime settimane e dall’impatto dei cambiamenti climatici, con i viticoltori che devono stare sempre più attenti alla scelta del giusto momento per la raccolta e la lavorazione in Cantina”.
“In base alle prime proiezioni, in assenza di ulteriori eventi avversi, per la conquista del primo posto come produttore mondiale di vino si prospetta un testa a testa fra l’Italia e la Francia, che sta facendo i conti con malattie della vite e maltempo, mentre la Spagna, dove il meteo ha anticipato la raccolta di almeno due settimane, dovrebbe restare terza con 36,5 milioni di ettolitri e un calo dell’11% rispetto allo scorso anno” prosegue Coldiretti, evidenziando che “ci sono regioni come Sicilia e Puglia, che rappresentano oltre un quinto di tutto il vino del Belpaese, con perdite tra i filari fino al 40%, mentre in alcune zone fra Molise e Abruzzo si registra un crollo anche del 60% dei grappoli da raccogliere”.
“La situazione è difficile anche in Toscana e in Romagna dove l’alluvione ha dato un duro colpo ai vigneti” prosegue l’associazione, aggiungendo che “in Emilia, nonostante le grandinate, la produzione resiste seguendo l’intera dorsale che da Modena, Piacenza e Parma si spinge fino all’Oltrepo Pavese e all’Astigiano. Dal Piemonte al Veneto, passando per la Lombardia – continua Coldiretti – le rese sono stabili nonostante nubifragi e grandinate che hanno colpito a macchia di leopardo nelle ultime settimane, in un Nord che quest’anno dovrebbe produrre il 65% di tutto il vino nazionale”.
“Con la vendemmia – ricorda il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – in Italia si attiva un sistema che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio”.