Milano, 3 ago. (askanews) – E’ stato riconosciuto il Distretto biologico della Maremma, che affianca quelli della Val di Cecina, di Calenzano, di Fiesole, del Montalbano e del Chianti: sei realtà dedicate alla coltivazione, all’allevamento, alla trasformazione e alla commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari ottenuti con metodo biologico.
Il distretto della Maremma nasce dopo un percorso di condivisione di obiettivi di sostenibilità portato avanti da diversi mesi nei Comuni di Capalbio, Castiglione della Pescaia, Grosseto, Magliano in Toscana, Manciano, Orbetello e Scansano. Il territorio del Distretto, che corrisponde ai confini amministrativi dei sette Comuni, ha una superficie agricola utilizzabile di quasi 96mila ettari complessivi, di cui il 41% condotti con il metodo dell’agricoltura biologica, grazie anche alle circa 300 aziende biologiche che partecipano al progetto economico territoriale integrato del distretto.
“Anche un territorio che riveste un ruolo così importante per l’agricoltura toscana e nazionale ha fatto la scelta di dotarsi dello strumento del distretto biologico” ha spiegato la vicepresidente della Regione e assessora all’Agroalimentare, Stefania Saccardi, aggiungendo che “siamo una regione che vuol fare di un’agricoltura sana, di qualità, e ambientalmente sostenibile un modello da diffondere: siamo sulla buona strada se si considera che l’Europa ha dato l’obiettivo del 25% della superficie coltivata a biologico per il 2025, e già adesso la Toscana è al 35% e oggi abbiamo riconosciuto il sesto Distretto bio. E’ un numero alto, destinato a crescere e che testimonia l’impegno di questa Regione – ha concluso – e delle amministrazioni con le quali stiamo lavorando, e di tanti imprenditori che hanno fatto una scelta di qualità”.
“Il nuovo Distretto biologico della Maremma è un progetto a cui siamo particolarmente legati e che rappresenta un’incredibile opportunità per tutto il territorio e si basa sull’unione e sulla sinergia di intenti tra il mondo delle istituzioni, quello delle associazioni di categoria e quello del vasto tessuto imprenditoriale della nostra zona” ha commentato il neo presidente del Distretto e sindaco del Comune di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, sottolineando che “oltre ad essere uno strumento di sviluppo e di crescita sostenibile, il Distretto si impegna a trasmettere un messaggio ispirato alle tipicità territoriali, alle qualità ambientali e alle produzioni biologiche che hanno effetti positivi sulla vita delle persone, limitando gli impatti dannosi su aria, suolo e biodiversità”.
Tre i vincoli che la Regione Toscana ha posto per istituire un Distretto: “la presenza di una superficie condotta con metodo biologico pari almeno al 30% rispetto alla superficie agricola utilizzata; l’adesione di almeno tre imprenditori agricoli biologici iscritti nell’elenco pubblico degli operatori dell’agricoltura e dell’acquacoltura biologiche che operano sul territorio del distretto o, se presente sul territorio, un’associazione in cui siano presenti almeno tre imprenditori agricoli biologici iscritti; l’adesione di un terzo dei Comuni del territorio del distretto, che si devono impegnare ad adottare politiche di tutela dell’uso del suolo, di riduzione della produzione di rifiuti, di difesa dell’ambiente e di promozione delle produzioni biologiche e di difesa e sviluppo dell’agrobiodiversità”.