Roma, 1 ago. (askanews) – Resta molto alta la tensione in Niger, dopo le sanzioni stabilite dall’Ecowas e la minaccia di ricorrere all’uso della forza nel caso in cui i golpisti non dovessero reintegrare il presidente eletto Mohamed Bazoum entro una settimana. Alcuni governi europei, con cittadini nel Paese, stanno muovendo i primi passi per l’evacuzione o il rimpatrio volontario dei connazionali. La prima ad annunciare un piano di rientro è stata la Francia, invisa ai sostenitori del colpo di Stato per il suo passato coloniale e coinvolta nelle proteste dei giorni scorsi, quando numerosi manifestanti hanno tentato di fare irruzione all’ambasciata di Parigi a Niamey, prima di essere dispersi dalle forze dell’ordine.
Anche l’Italia ha annunciato oggi “un volo speciale” per tutti i connazionali che intendono lasciare la capitale del Niger – “ma non si tratta di un’evacuazione da un paese in guerra”, hanno precisato fonti diplomatiche -, mentre la Spagna sta lavorando all’evacuazione per via aerea degli oltre 70 spagnoli presenti. Il Regno Unito ha sconsigliato viaggi nell’area e invitato alla massima cautela chi già si trova nello Stato africano.
Nella tarda serata di ieri, la responsabile della diplomazia francese, Catherine Colonna, ha respinto le accuse mosse dalla giunta militare al potere in Niger, secondo cui Parigi intende “intervenire militarmente” nel Paese per riportare al potere il presidente eletto Mohamed Bazoum. Nelle stesse ore, Burkina Faso e Mali – entrambi guidati da governi militari – hanno diffuso una nota congiunta per avvisare che qualsiasi intervento per ripristinare il presidente Bazoum con la forza sarebbe inteso dai due Paesi come “una dichiarazione di guerra”.
Da parte sua, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha reso noto via Twitter che “il Governo italiano ha deciso di offrire ai nostri concittadini presenti a Niamey la possibilità di lasciare la città con un volo speciale per l’Italia”. “L’Ambasciata a Niamey resterà aperta e operativa, anche per contribuire agli sforzi di mediazione in corso”, ha aggiunto Tajani. I civili italiani presenti attualmente nel Paese sarebbero 91. “Sono poco meno di cento e non corrono alcun pericolo”, aveva confermato nelle scorse ore il titolare della Farnesina. Il ministero li ha contattati tutti e sta seguendo con attenzione l’evolversi della situazione. In particolare, secondo quanto si apprende, è monitorato con attenzione il caso di un pilota e di un tecnico aeronautico di un’azienda laziale, che sono rimasti bloccati in un hotel della capitale. In ogni caso, non tutti i nostri connazionali intendono partire in questo momento, secondo quanto spiegato da fonti della Farnesina che hanno descritto la situazione come “tranquilla”.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto, d’altro canto, aveva detto ieri che “attualmente non sono evidenti particolari rischi per l’incolumità degli italiani presenti nel Paese, civili e militari”. I militari italiani nel Paese del Sahel sono invece al sicuro nella base Aerienne 101. Sono circa 350. La maggior parte di loro è inquadrata nella Missione italiana bilaterale di Supporto (Misin) al comando del generale di Brigata Aerea, Nadir Ruzzon. Alcune decine di militari figurano nella neo istituita Missione europea Eumpm-Niger (Missione di partenariato militare dell’Ue) guidata dal colonnello dell’Esercito Antonio d’Agostino. La Difesa e la Farnesina stanno lavorando “in stretta sinergia per garantire la loro sicurezza”, ha precisato ieri Crosetto. (Di Corrado Accaputo).