Firenze, 25 lug. (askanews) – Tra le fonti che ispirarono Botticelli per realizzare La Calunnia vi furono anche Ovidio, Dante, Boccaccio, e dunque le Metamorfosi, la Divina Commedia, il Decameron.
Questo, in sintesi, quanto emerge nel libro “La Calunnia di Sandro Botticelli. Politica, vizi e virtù civili a Firenze nel Rinascimento” (Officina Libraria, pp.294), appena pubblicato e presentato oggi alla Galleria degli Uffizi, curato da Monica Centanni (professore ordinario di Letteratura greca) e Sara Agnoletto (dottore di ricerca in Storia delle arti) entrambe dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (Iuav). Lo studio rivela per la prima volta i significati nascosti nel più enigmatico tra i dipinti realizzati dal grande artista fiorentino attraverso riferimenti letterari, in particolare Ovidio, Dante Alighieri e Boccaccio .
E’ stata proprio la Divina Commedia di Dante, oltre a dettare l’aspetto di uno dei personaggi in primo piano, Invidia, ad ispirare alcuni degli spazi architettonici del loggiato, come quello raffigurante la flagellazione di ruffiani e seduttori, evidente rimando alle Malebolge. Alle Metamorfosi di Ovidio si rifanno invece i rilievi di Apollo e Dafne, di Atamante e del giudizio di Paride, mentre di ascendente boccaccesco è il riquadro dedicato a Cimone ed Ifigenia. E ancora, altre sculture risentono dell’influenza di Plinio, Livio, dell’Antico Testamento: la loggia è interamente popolata da visioni letterarie.
” ‘La Calunnia di Sandro Botticelli. Politica, vizi e virtù civili a Firenze nel Rinascimento’ – commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schimdt – rappresenta una svolta nella comprensione del misterioso quadro del grande pittore fiorentino. Grazie a nuove, convincenti ipotesi sulla datazione, all’identificazione di specifiche fonti letterarie e pittoriche e alla sfilata di immagini che mettono a fuoco le particolarità del dipinto, lo studio di Sara Agnoletto e Monica Centanni permette ai lettori di afferrare compiutamente il significato de ‘La Calunnia’, e di godere appieno, per la prima volta, della sua complessità tematica e visiva”.