Roma, 20 lug. (askanews) – L’età biologica che vince sull’età anagrafica: una sfida possibile attraverso il trasferimento delle conoscenze medico-scientifiche della medicina dello sport a favore del sistema socioeconomico del Paese per far sposare salute, economia e sistema sociale. Di questo si parlerà nel corso del XXXVII Congresso Nazionale della Federazione Medico Sportiva Italiana, dal titolo “Età biologica, età anagrafica 2.0. Una longevità in salute””, in programma a Roma dal 20 al 22 luglio 2023.
“L’esperienza, il know-how acquisito dalla medicina dello sport al massimo livello olimpico – ha detto ad askanews Maurizio Casasco, presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana
– è estremamente utile nel tradurre questa conoscenza del sistema sanitario nazionale. Faccio un esempio. La Ferrari serve per andare a costruire la 500. Si provano i limiti e le capacità, la conoscenza, attraverso la ricerca. Si vengono così a conoscere una serie di cose che possono essere messe a disposizione di tutti”.
E’ una grande sfida – ha spiegato Casasco – perché la lotta alle patologie non trasmissibili è estremamente importante e questa avviene attraverso la conoscenza. Lo sviluppo del welfare aziendale, così come la promozione dell’attivtà fisica nelle scuole sono altri passaggi da compiere.
“Diversi sono i parametri, quello che arriva dalla conoscenza della medicina dello sport è la capacità funzionale, cioè il massimo consumo di ossigeno. Un test che avviene in 20 minuti e va a stabilire in modo esatto quella che è la capacità funzionale a differenza dei parametri clinici. Perché di fronte a stessi esami del sangue, stessa funzionalità cardiaca, ci può essere una funzionalità diversa della macchina uomo. Due gemelli omozigoti, per assurdo, a 50 anni, uno sale un piano di scale e soffia, mentre l’altro fa cinque piani e va tutto bene. Quindi la funzionalità è diversa dalla situazione clinica ed estramente importante per determinare l’età biologica rispetto all’età anagrafica”.
Molti studi scientifici hanno dimostrato come la sintomatologia della maggior parte delle patologie non trasmissibili, come malattie cardiovascolari, tumori, diabete, depressione, Alzheimer, Parkinson, che sono in continuo incremento soprattutto nei Paesi come l’Italia, caratterizzati dall’invecchiamento della popolazione, si manifesti anche decine di anni dopo la loro reale insorgenza.
“E’ stato calcolato da una ricerca delle Federazione medico sportiva e dall’università Bocconi – ha concluso Casasco – come i risparmi potrebbero essere dai sei ai 12 miliardi se le persone facessero prevenzione. A differenza ad esempio degli Stati Uniti, dove si investe moltissimo sulle cure, la nostra cultura previlegia la prevenzione. E l’attività fisica aerobica da un grandissimo risparmio, si guadagna in salute e dal punto socio economico. Ecco perché la medicina dello sport può svolgere un ruolo non solo medico scentifico, economico, ma anche e soprattutto sociale”.