Acqua, Rinaldo: dire no a invasi per un pregiudizio è sbagliato – askanews.it

Acqua, Rinaldo: dire no a invasi per un pregiudizio è sbagliato

Su infrastrutture serve atteggiamento laico con scienza appropriata
Lug 15, 2023

Parma, 15 lug. (askanews) – La scelta di realizzare alcune infrastrutture come rimedio ai problemi legati alla siccità deve “essere fatta laicamente, con scienza appropriata, con scienza e politica tempestivamente partecipate, ma senza pregiudizi. Dire che certe opere, come gli invasi, non si fanno a prescindere è sbagliato. Anche perché dire di no ai servizi che queste propongono, vuol dire che c’è un costo da pagare e che generalmente colpa e castigo non coincidono: chi si rifiuta non paga il conto di quella grandezza”. Lo ha detto Andrea Rinaldo, professore all’università di Padova e vincitore dello Stockholm Water Prize, in un videomessaggio alle Giornate dell’Acqua promosse a Parma dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e da Globe, l’associazione nazionale per il clima.

“E’ certo che il cambio climatico incombe su di noi, ci piaccia o non ci piaccia, ed è colpa nostra” ha esordito Rinaldo, ricordando che esistono diversi atteggiamenti rispetto a questo dato di fatto. “Quello dei ‘duri e puri’ che vorrebbero la riduzione delle emissioni dei gas serra e della temperatura. Non ci vuole certamente una grande conoscenza idraulica, idrogeologica o meteorologica per capire una legge fisica che dice che un grado di più di temperatura dell’aria significa dal 6 al 7% in più di acqua che l’atmosfera può trattenere. E dove può andare questa acqua se non in piogge più intense ed eventi più estremi che sono radicalizzati?”. L’atteggiamento “più ragionevole”, secondo il professore, è “l’adattamento”. “I privilegi non durano in eterno quando si parla di fenomeni naturali – ha ricordato Rinaldo -: prendiamo il posto al mondo più arido oggi, una certa parte del deserto del Sahel nell’Africa subsahariana dove non piove una goccia di acqua da 32 anni; se guardato da lontano con gli strumenti del remote sensing (del telerilevamento, ndr.) fa perfettamente intravedere corsi fluviali che attraversavano quelle aree in un’era geologica diversa. Quindi le fortune del cambiamento climatico non sono né uniformi né semplici da prevedere”.

Occorre “affrontare laicamente e non ideologicamente” le questioni che riguardano le opere necessarie per affrontare le sfide del cambiamento climatico. “Il problema è che certe opere non si tendono a fare perché ideologicamente il ‘no’ diventa assoluto, gli invasi in primo luogo – ha ricordato il vincitore dello Stockholm Water Prize -. Non è detto che i grandi invasi non siano privi di problemi. Però dico che in generale le scelte devono essere fatte laicamente, con scienza appropriata, con scienza e politica tempestivamente partecipate, ma senza pregiudizi. Dire che certe opere, come gli invasi, non si fanno a prescindere, a mio giudizio è sbagliato. Anche perché dire di ‘no’ ai servizi che queste propongono, vuol dire che c’è un costo da pagare e che generalmente colpa e castigo non coincidono: chi si rifiuta non paga il conto di quella grandezza”.

“Sono ottimista – ha concluso il professore – perché c’è una grande tradizione idraulica ed idrogeologica italiana, la comunità idraulica ed idrogeologica è di primo piano in tutto il mondo. Sicuramente queste sono fondamenta su cui si può costruire molto e quindi sono fiducioso e convinto che strade intelligenti di adattamento e di progresso ci siano”.