Roma, 14 lug. (askanews) – “L’Umbria dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che esiste una sostanziale differenza tra l’essere donna e l’agire per le donne. La maggioranza che sostiene la presidente della Regione Donatella Tesei, l’unica governatrice donna, ha infatti licenziato nell’ultimo consiglio regionale una mozione per l’istituzione del fondo per la vita nascente. L’Umbria diventa così la seconda regione, dopo il Piemonte, a dotarsi di questo strumento che svende il diritto delle donne al prezzo di una mancetta. Un provvedimento che con un approccio oscurantista e retrogrado, annulla con un colpo di spugna, anni di conquiste e battaglie”.
“Il provvedimento licenziato dalla maggioranza nell’ultimo consiglio regionale è uno schiaffo per chi decide di abortire, qualunque sia la motivazione dietro questa scelta, e sappiamo che possono essere molteplici e vanno tutte rispettate. Una donna può deciderlo perché sola, perché ritiene sia troppo presto, perché non ha completato gli studi, perché non ha soldi o è stata violata. Questa scelta va accolta e sostenuta e non colpevolizzata. La maternità non può essere imposta, va sostenuta quando scelta e non con un piccolo fondo, piuttosto andrebbero rafforzate le politiche a tutela della salute riproduttiva, la contraccezione gratuita, la rete dei consultori. Nessuno ha minimamente immaginato che per aumentare la natalità debbano essere aumentati i servizi come gli asili nido, l’assistenza domiciliare agli anziani, le agevolazioni per i centri estivi, per il trasporto pubblico, per le spese scolastiche. Un provvedimento spot, ideologico e dannoso, dunque, che affianca anche la beffa della totale assenza di dibattito e iniziative sulla contraccezione consapevole e accessibile a tutti, o la latitanza di investimenti nei Consultori: zero risorse per nuovi assistenti sociali, zero per campagne di informazione e comunicazione, prevenzione e sensibilizzazione. La vera situazione di pericolosità è inoltre la breccia che si apre per l’ingresso delle associazioni private nelle strutture pubbliche. Associazioni nate per dire alle donne cosa e come farlo.
Si tratta dell’ennesimo atto di guerra nei confronti delle donne in Umbria, dopo la compressione della possibilità di effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza possibile solo con il ricovero ospedaliero, decisa in pieno lockdown. Questo modus operandi ci troverà sempre contrarie, respingendo qualsiasi approccio settario e ideologico. Esigiamo rispetto per le donne e le loro scelte”. Lo dichiara Cecilia D’Elia, Portavoce delle Democratiche, Camilla Laureti e Marina Sereni, componenti della Segreteria nazionale del Pd, Anna Ascani, Vicepresidente della Camera dei Deputati e Simona Meloni, componente della direzione nazionale del Pd e consigliera regionale dell’Umbria.